Dicono sia quasi impossibile cercare di spiegare la forza bruta ed incontenibile che si sprigiona quando un paio di cervelli femminili decidono di unirsi per programmare qualsiasi cosa, anche un semplice week end insieme. Il potere detonante e distruttivo si misura di solito attraverso l’esame delle sfumature caratteriali delle partecipanti, rilevando una decisa impennata quando esse possiedono delle caratteristiche differenti fra loro, che vanno a costituire una variegata eterogeneità di ipotetiche e possibili deflagrazioni esplosive.
Lo scopo di questo studio è dimostrare questa teoria con l’utilizzo di prove fotografiche e di carattere narrativo attinte direttamente sul campo. Per fare questo, abbiamo reclutato delle giovani donne di provenienza ed impronta socio-culturale differenti e le abbiamo centrifugate per due giornate, osservandone il comportamento e le dinamiche che inevitabilmente venivano a formarsi intorno a loro. Proprio come una barca che, nel suo passaggio, muove le acque lasciando inevitabilmente una scia e muovendo le onde, così le nostre cavie, a loro insaputa, andavano a creare delle situazioni che si propagavano nella piccola isoletta in cui le abbiamo dislocate.
La scelta del luogo è stata casuale e fortuita. Caso voleva che proprio nel periodo dello studio, in una piccola isoletta della grande isola sarda: Carloforte, si svolgesse l’annuale festa del Girotonno. La scelta delle cavie, invece, è stata sofferta, in quanto abbiamo dovuto curare con attenzione la diversità emotiva e relazionale delle donne. Ai fini della ricerca non è importante rivelare le loro identità che sono e rimarranno segrete. E’ invece fondamentale indagare le complesse dinamiche scaturenti dal loro relazionarsi in un ambiente depurato da qualsiasi legame con la loro quotidianità. Argomento questo che desta estremo interesse scientifico per le finalità del nostro studio.
Abbiamo messo insieme delle diversità caratteriali tendenti al raggiungimento di obiettivi differenti: chi scatti fotografici, chi storie divertenti, chi notizie a fini giornalistici, chi contratti commerciali, chi momenti di stacco dall’ostica professione di madre ed educatrice, chi avventure bukowskiane in sella al suo bolide virovago a due ruote.
Unico comune denominatore il conoscersi, la passione per l’avventura, per la schiumosa bevanda birrosa e per la buona cucina, indiscussa protagonista delle tradizioni del luogo.
Il primo ostacolo incontrato dal nostro oggetto di studio è costituito dagli eventi ostili generati dal caso. Come ad esempio il traghetto che parte esattamente due minuti prima la loro corsa disperata verso la banchina, obbligandole ad ingannare il tempo, in attesa del successivo, fra liquidità gassose e stuzzichini nervosi che sono sì gustosi e attraenti, ma allo stesso tempo influiranno sulla successiva esplosione isterica di sensi di colpa. Purtroppo lo stordimento dovuto al prolungato ingurgitìo di questi, non è tale da evitare che le loro menti, prima felici, vengano turbate da una spassosissima e festante combriccola piazzata alle loro spalle nel traghetto successivo, che si diverte a storpiare le canzoni dei Sikitikis con ripetuti e molesti: “Voglio STONARE con te, stanotte ti prego…”.
Dopo aver superato questa prima ardua prova ed essere quindi riuscite a non lanciare in mare gli alienanti killer di canzoni (da noi opportunamente posizionati per testare il loro grado di sopportazione), esse prendono possesso della casa che le ospiterà per quei due giorni e si lasciano travolgere dall’aria di festa che si diffonde nella bellissima cittadina che le accoglie cordiale. C’è chi si dedica al cibo, chi si fa ingurgitare dalle affascinanti e misteriose stradine del paese, chi si ferma e scruta metodicamente ogni oggetto di ogni singola bancarella e negozio dell’isola, sentendosi turista a due km da casa e sperperando ogni avere, chi cerca di rincorrere le varie degustazioni culinarie e vinose sparse per le vie.
Abbiamo anche posizionato per strada, mimetizzati fra le bancarelle, degli improbabili scientologisti che propinano le loro tracotanti teorie sulla ricerca della felicità. Come avevamo previsto, l’unica a fermarsi è una delle donne, solo per poter provare il formidabile test della tensione emozionale che continua ad impennarsi all’impazzata a detta del nostro complice addetto emozionale.
Le vediamo amalgamarsi senza particolari difficoltà sia nell’ambiente che le circonda, sia fra loro, pur nella loro diversità. Spesso si disperdono formando dei gruppetti, per poi rincontrarsi più agguerrite ed in sintonia di prima. Due di loro, spinte dalla facilitazione centaura, si spingono anche nella spiaggia della Caletta, dove l’amico di una di loro si diletta fra i piatti, accogliendole con della buona musica e col suo sorriso sereno e contagioso. Carloforte fa questo effetto, a quanto pare. La sua passione per il luogo è dimostrata anche dal marchio da lui inventato “I ♥ CF” che fa capolino nel chiosco, nelle splendide magliette, borse e gadgets che ha inventato e che è disseminato un po’ per tutta l’isola…
Poi arriva l’ora della cena, l’assaggio del tonno alla carlofortina, innaffiato di vino, dolci e si va a vivere… Le strade gremite, i Matia Bazar che ChiSeNeFrega, e l’assaggio dei cocktail della zona, così corposamente mentati da colpire con forza i sensi eccitati delle nostre avventurose fanciulle.
Il risveglio del secondo giorno le mostra ancora in forma, di buonumore. Esse si buttano nuovamente nella mischia, cercando di addentare ed ingurgitare quanta più roba possibile. Unica loro perplessità è la grande disorganizzazione dei locali, soprattutto per quanto riguarda il cibo, che sembra centellinato. Alla loro richiesta di una bistecca, un losco personaggio gestore di un locale, dice loro che, solo ed esclusivamente su prenotazione, FORSE gliele procurerà per cena. Strano solo che non abbia chiesto loro una caparra… Ad ogni modo, egli non riuscirà nell’intento, perché a quanto pare a Carloforte le bistecche erano finite ovunque, a due giorni dalla fine della manifestazione. La colpa è dei turisti che, da maleducati, hanno superato il numero di arrivi previsti. Così non si fa…
Le donne, animate dalla curiosità di conoscere tutti i numerosi bar del lungomare, si trattengono piacevolmente chiacchierando del più e del meno, in compagnia dei divertenti artisti di strada, che a tratti le coinvolgono anche nei loro spettacoli, contribuendo a rendere ancora più spensierata l’atmosfera.
Arriva poi il momento dell’addio a Carloforte. Le vediamo nostalgiche e pensierose, a cavalcioni del parapetto della nave, mentre il fumo di scarico del traghetto si riversa sulle loro chiome al vento e, proprio quando l’intossicazione sta per stordirle, arriva il momento di scendere a terra.
E’ il momento, per noi studiosi, di stilare le conclusioni sullo studio effettuato.
Dal canto nostro, esso si è rivelato molto interessante, ma non abbiamo avuto modo di approfondire adeguatamente alcuni aspetti e di studiare puntigliosamente tutte le sfumature del caso. Per cui, non essendo soddisfatti dei risultati ottenuti, abbiamo deciso di ripetere l’esame, cambiando luogo e situazioni e studiando nuovi imprevisti e possibilità da proporre agli oggetti di studio, sempre a loro insaputa.
Per quanto riguarda le cavie utilizzate, esse possono rimanere le stesse, avendo soddisfatto appieno le nostre richieste di diversità e di facilità di amalgamazione reciproca e vivace.
Rimandiamo quindi le nostre conclusioni alla prossima prova che si terrà non appena avremo stilato la ricerca e definito i nuovi scopi della successiva. E’ possibile che le prove da fare possano diventare molteplici, così come i luoghi preposti allo studio, ma crediamo che le nostre cavie saranno ben propense ad assecondare i nostri stimoli partecipativi.
Credits:
Foto (C)2012 Marilena Riello – Blog | Flickr
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Categories: Appunti di viaggio, Fotografia, Progetti foto-narrativi, Racconti, Scleri personali
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