Appunti di viaggio

Praga day-by-day – Josefov / Letná: sole, Golem e museo ebraico (Day 4)

Giuro di non capire come riesco ancora a stare in piedi, e, soprattutto, a scrivere qualcosa di sensato. Anche stamattina l’orologio biologico mi ha fatto il giochino di farmi svegliare all’alba e ieri notte non ho fatto proprio quello che si direbbe presto. Vorrá dire che al mio rientro dormirò con gli interessi. D’altronde meglio svegliarsi che stare a letto a rigirarsi in cerca di acchiappare un sonno che é molto più veloce di te. Mi metto subito a lavoro. La connessione va sempre a stop ang go ma non mi arrendo. Verso le otto e mezzo scendo a far colazione e leggiucchio ancora di Praga e della Repubblica ceca. Mi piace molto il momento colazione. Scendo sempre ancora scarmigliata dal sonno portandomi dietro le guide e l’agendina. Mi siedo al tavolo e riempio la tazza di latte, poi regolarmente spunta fuori la gentile signorina e mi chiede se preferisco il caffé o il the. Ovviamente scelgo il caffé sia perché a colazione lo preferisco, sia per questioni pratiche.
“Guardi signorina me ne porti pure una flebo che me lo sparo in vena!”. Ma non mi farebbe comunque nulla visto che é assai leggero rispetto a quello a cui sono abituata. La signorina poi non capirebbe l’ironia, sorride sempre, però la trovo gelida. Per caritá é sempre disponibile e cordiale. Forse troppo? Ogni volta che esco dal suo mondo perfetto e cordiale con una battuta lei si ritrae, non partecipa. Due son le cose: o non capisce il mio inglese (cosa che a questo punto non escluderei del tutto), oppure non capisce la mia ironia. Ma non perché non é acuta, appartiene semplicemente ad una cultura diversa dalla mia. L’ho notato anche in altri cechi, soprattutto nel genere femminile. Ma ho parlato (e non appronditamente) con poche persone e non voglio generalizzare.
Solitamente mi porta mezzo litro di caffé in una caraffa bianca, poi sparisce sistematicamente. Io prendo un bicchiere di succo alla mela (che i cechi adorano a quanto pare) e una barra di cereali. La mia colazione é fatta. Ovviamente non c’é solo quello a disposizione. Se volessi ci sarebbe anche prosciutto, formaggio, yougurt, toast, paninetti, burro e marmellata. Insomma la classica colazione europea. Ma son fatta così, non mi discosto troppo dalle abitudini, soprattutto da quelle culinarie.

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Day 4

Nelle mie letture sto scoprendo un popolo, quello ceco ovviamente, ricco di storia e tradizioni, di cultura ed arte. Sinceramente intuivo qualcosa del genere, ma non ne capivo la portata. Decido il mio percorso di oggi: mi spingerò nel quartiere ebreo. La scelta viene influenzata dalla lettura di una delle storie più curiose che ho letto a proposito dei cechi e degli ebrei in particolare: la leggenda del Golem. Essa ha ispirato numerosi scrittori e la cosa non mi sorprende visto l’enigma mai risolto che la accompagna.
Ma procediamo per gradi. Prima di tutto c’é una grande novitá: oggi c’é il sole. Consulto anche le previsioni on line per assicurarmi di non averlo sognato. É proprio cosí: un gran bel sole senza nuvole, che ci saranno invece nei prossimi due giorni ahimé. La temperatura é sui 23° anche se l’umiditá é al 50%. Apro finalmente la finestra e mi affaccio sui tetti. L’aria é comunque fredda, ma sopportabile. Ad ogni modo mi accontento, mi sento giá abbastanza fortunata. Intanto fuori sento il rumore di un’orchestra. Che si esercitino qui vicino? Però é strano, non li avevo mai sentiti prima. Intanto mi cambio: oggi azzardo un pantaloncino con magliettina e udite udite le infradito. Metto comunque in borsetta le scarpette del peccato, un maglioncino e lo scaccia acqua. Lo so é sconveniente e la borsetta sta per esplodere, la vedo cedere in due o tre punti, ma pazienza se si romperà ne comprerò un’altra. Comunque ci penseró al momento. Carica come un mulo ed ottimista come una gazzella in amore, mi immetto in strada.

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Piazza Venceslao

Mi accorgo subito che c’é qualcosa di strano, un sacco di gente ammassata intorno ad un palazzo, polizia, telecamere e via dicendo. Mi avvicino incuriosita e prendo il tablet. Faccio in tempo a scattare una foto di un politico (credo) che sta facendo il suo discorso sotto i portici del palazzo che mi si avvicina un poliziotto dicendomi che non posso fotografare e mandandomi via. E intanto una foto l’ho fatta. Tié!

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Manifestazione X

Vedo che vengono fermati tutti, é proprio chiusa l’intera zona. Chissà chi é il tizio e cosa sta facendo ma deve essere qualcosa di importante. Aggiro la via per raggiungere la metro e ci ritrovo la famosa orchestra. Probabilmente si preparano a sfilare, deve essere una parata militare o qualcosa di simile, anche perché portano delle divise (appunto) militari. Mi sento 007 in Operazione Tuono. Ormai ci sono, ho fatto 30… Devo fotografare anche loro. Lascio che si concentrino sulle mie gambe e, con assoluta nonchalance, faccio finta di leggere qualcosa nel tablet e invece li fotografo. Sono consapevole che quelle foto non mi serviranno a nulla e che non ho in mano prove per i servizi segreti, ma mi sono fatta prendere dal fascino del proibito.

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Orchestra militare

Tutta contenta ed eccitata, salgo sulla metro e continuo la mia lettura sui luoghi che sto andando a vedere. Sollevo lo sguardo e noto un ragazzo ebreo. Porta gli occhiali e la barba lunga tipica di questo popolo. Inoltre fra le mani deve avere un libro di preghiere dalla cura con cui lo tiene. Ogni tanto ne apre una pagina, poi alza gli occhi in riflessione come ad interiorizzare ciò che ha letto e compie nuovamente lo stesso gesto. Arriviamo alla fermata di Staromestska sulla linea verde, che è poi quella che ho individuato come la migliore per molti dei luoghi di interesse di questi giorni. É molto vicina al ponte Carlo e quindi ti permette di passare la riva della Moldava e spostarti nella zona di Malá Strana e del Castello. Inoltre é appiccicata al quartiere ebreo e poco più avanti alla Cittá Vecchia. Il treno si ferma e aspetto che il ragazzo esca. Lo seguo.

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Ragazzi ebrei nel quartiere ebraico

Mi porterá di certo alla meta. Oltre a sentirmi una spia in incognito, la “spia del rabbino”, mi sento pure un tantino idiota. Ma il fine giustifica i mezzi no? Lo seguo a distanza e facendo finta di nulla. Lui di sicuro non mi ha notata, attento com’é al suo libretto sacro. Mi accorgo che sta sbagliando strada rispetto a quella che ho sulla mappa, ma continuo a stargli dietro comunque. Questo conferma che sta andando in un luogo diverso da quello battuto dai turisti. Chissá che non mi porti in un posto segreto e possa carpire i segreti del Golem o vederne le sue reliquie informi. Poi, con delusione, lo vedo fermarsi in una banca a fare bancomat. Mi fermo anch’io a distanza e faccio finta di scrutare la mappa. In realtá osservo i suoi movimenti da dietro gli occhiali. Prende i soldi e si muove. Imbocca una strada che lo costringe a tornare sui suoi passi verso il punto segnato nella cartina. Aspetto un momento, poi gli sto di nuovo dietro. Mi porta proprio alla meta: il museo nazionale ebraico. Che pacco, smetto di seguirlo.
“Grazie ragazzo ebreo, anche se… Fin qui ci sarei arrivata anch’io…”
Faccio una fila lenta e noiosissima e pago finalmente le 300 corone del biglietto scoprendo che mi permetteranno di vedere in un sol colpo il cimitero e le varie sinagoghe che conservano innumerevoli opere d’arte ed oggetti appartenenti a quella che viene considerata una delle più importanti comunità ebraiche in Europa.

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Interno della sinagoga Klausova

All’entrata noto i cappellini tipici degli ebrei (kippah) targati Museo ebraico. Vorrei prenderne uno per ricordo. Poi mi dico che non sarebbe corretto nei confronti degli ebrei, è un loro segno caratteristico, non ne conosco l’esatto significato, ma lo percepisco alla stessa stregua di un ebreo che entra in una chiesa cristiana e si fa il segno della croce. Forse esagero, ma scusatemi, non mi intendo molto di queste cose. Passo oltre e non prendo il cappellino, poi vedo che ci sono diversi ragazzi che lo portano. Mi dico, son di certo ebrei in visita, però poi li sento parlare italiano, altri spagnolo. Sono degli schifosi turisti, proprio come me. Ma come? Sono forse dei cappellini promozionali? Gli ebrei non potrebbero risentirsi di questa superficialità nell’uso dei loro oggetti sacri? Ah no, è vero, mi rispondo da sola, sono loro a metterli a disposizione. Allungo la mano e prendo un cappellino.

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I kippah del museo ebraico

Decido di prendere un’audioguida anche se il prezzo è oneroso, perlomeno paragonato a quello del biglietto. Mi viene a costare 250 corone, 10 euro circa. Inizio a sentirmi un po’ come dire… presa in giro, ma ormai ci sono. Capisco di averci visto giusto quando ascolto la descrizione sommaria dell’afona signorina che mi spiega la prima tappa della visita: la Sinagoga Pinkasova. I muri di questa sinagoga conservano i nomi dei boemi e moldavi vittime dello sterminio nazista, la maggior parte dei quali non ha mai avuto una degna sepoltura. Questo monumento molto toccante è opera dei pittori Vaclav Bostik e Jiri Johnche che non solo lo hanno pensato, ma ne hanno dipinto personalmente i 77.297 nomi sulle pareti. L’opera/monumento fu distrutta e ricostruita due volte: la prima nel 1968 quando i comunisti ci fecero dipingere sopra “a sfregio”, la seconda nel 2002 a causa dell’alluvione. Le foto non si possono fare, ma tutti le fanno, io ve la dovevo far vedere e sono convinta che sia giusto far circolare tali immagini, è giusto che le persone vedano dove può arrivare l’essere umano (o un popolo che ne asseconda la follia?) in un delirio di potere. Mentre passo a fianco a quelle incisioni, che non sono delle semplici incisioni, ne percepisco  il vero significato, la vera essenza di anime private della loro umanità e del loro diritto alla libertà, ne sento il destino crudele che li ha portati a perire in modo atroce senza nessuna ragione se non quella del delirio di onnipotenza di un un uomo malato e del suo popolo complice.

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I nomi delle vittime del nazismo nelle pareti della Sinagoga Pinkasova

Esco dalla sinagoga turbata fra turisti con cappellini del museo. Proseguo verso la seconda tappa del percorso: il vecchio cimitero ebraico di cui ho tanto letto. All’ingresso il solito cartello “No photo, no video”, però a fianco un altro colorato dice che se paghi 40 corone puoi fare foto. Ma come? Io pensavo che non si potessero fare per rispetto verso i defunti. Sinceramente ci resto male. Vabbé che esiste il modo di dire “sei un ebreo” per  evidenziare una tendenza venale, ma diamine… se ci deve essere un rispetto verso i morti, questo può essere comprato per 40 corone? Devo essere sincera, un po’ mi risento per questa cosa, non pago le 40 corone ma faccio comunque delle foto alle tombe.

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Il vecchio cimitero ebraico

Il cimitero è molto bello nel suo fascino antico. Le ultime tombe presenti sono del 1787, quando, dopo diversi tentativi di trovare dello spazio disponibile, qualcuno ha pensato bene che non ci fosse proprio più un centimetro disponibile. Nonostante alcuni ampliamenti, infatti, la superficie non bastava più e gli ebrei sepellivano a strati di terra sovrapposti. Si trovano insomma diversi livelli di tombe  uno sull’altro. Un gran casino, però il cimitero è molto bello, le lapidi incise si differenziano in sigle per i vari periodi in cui furono sepolti i morti e conservano i simboli delle varie famiglie importanti ebree, i vari casati, le professioni dei morti (una simbologia molto semplice, ad esempio le forbici se il morto era un barbiere e così via).

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Il vecchio cimitero ebraico

La tomba più importante, e lo si capisce subito dalla grandezza della lapide e dalle varie candele messe sopra, è quella del rabbino Judah Loew ben Löw vissuto all’epoca dell’imperatore Rodolfo II. E qui subentra la leggenda del Golem. Praticamente questo rabbino diede vita ad una creatura, chiamara appunto Golem, fatta di argilla e fango. Dovete sapere che in quel periodo Praga era il maggiore centro per lo studio dell’alchimia e della magia. Il rabbino veniva considerato un esperto in questo campo e, per un pericolo terribile ancor oggi non ben precisato, corse coi suoi disceplli sulla Moldava e diede vita a questo essere informe.

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Museo ebraico - tomba del rabbino Low

Il problema, un po’ frankensteiniano, fu che questo essere, una volta creato, sfuggì al controllo del suo creatore. Alcune leggende lo vedono crudele verso il rabbino e la comunità ebraica, altre, invece, lo vedono come un eroe in difesa del popolo semita e gli attribuiscono delle avventure tragicomiche in loro difesa. Fatto sta che prima o poi, non si sa come né quando, esso fu disattivato, gli fu soppresso il soffio vitale, e le sue reliquie informi furono sepolte sotto il tetto della sinagoga. Questa leggenda divenne popolare grazie ai vari scrittori che ne furono affascinati e che ne interpretarono la storia. Vi ho riassunto il tutto ma vi assicuro che ci sono diverse sfumature e varianti che sono davvero interessanti. Ad ogni modo qusta leggenda ha per me un grande fascino, soprattutto nella mia immaginazione che vede i praghesi, ebrei o no, nei loro laboratori di magia fra formule magiche e cabala. Chissà che origini aveva Merlino, va a finire che era proprio boemo…

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Statuine souvenir del Golem

Continuo la mia passeggiata fra le varie sinagoghe, gli oggetti sacri e le tradizioni ebree. Fuori c’è un piccolo mercatino dove fotografo le statuine souvenir del Golem. Scopro che il biglietto non vale per la Sinagoga Vecchianuova, che è uno dei più antichi luoghi di culto ebraici in Europa ed è anche il luogo sotto il cui tetto sarebbe sepolto il mio amico Golem. Ma tanto non me lo farebbero vedere o comunque cercherebbero di spillarmi ulteriori quattrini. Fotografo la sinagoga da fuori sperando di instaurare un contatto virtuale con la creatura.

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Esterno della sinagoga Vecchionuova

Ho bisogno di una pausa, e soprattutto di dormire un po’. Torno alla pensione dopo aver preso qualche trancio di pizza “italiana”. Devo dire che pensavo peggio, invece un trancio costa 30 corone (poco più di un euro) e il sapore non è poi così terribile. A volte trovi pizza uguale anche in Italia, non me ne vogliano i pizzaioli maldestri e/o improvvisati.
Al rientro passo di fronte al luogo dove stamattina si teneva il discorso del politico. Ci sono delle corone di fiori fuori.
Che fosse un discorso di cordoglio? Qualche festa nazionale in ricordo di qualcosa? Non lo saprò mai.

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Corone di fiori

Mi butto a letto ma ho un sonno travagliato. Mi sveglio di soprassalto e completamente sudata. Ilsogno aveva una forte carica surrealista, mi sentivo in un’atmosfera fra un romanzo di Kafka e una dimensione da futuro dickiano. Lo so, sto leggendo troppo in questo periodo e ho anche la suggestione di Praga per Kafka, ma non è stato affatto divertente.
Mi preparo per uscire. Voglio andare nel famoso Jazz club Lucerna stasera, ma prima voglio passare alla Casa alla Vergine Nera nella Città Vecchia. L’altro giorno non sono riuscita a vederla causa tempo e sono curiosa visto che è un edificio cubista, stile che io ho sempre amato. Il palazzo, progettato da Josef Gocar, ospita il museo del cubismo ceco, ma non faccio in tempo a vederlo, è già chiuso. Faccio solo una foto alla statua esterna della Madonna nera.

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Casa alla vergine nera

Torno indietro verso piazza Venceslao e noto che stanno smontando una sorta di palco in cui sono presenti diversi oggetti militari, fra cui un carro armato. Forse era proprio una giornata in ricordo di qualcosa per la Repubblica ceca, una commemorazione per i morti caduti in qualche guerra. Il carro armato mi attrae, vado a vederne gli interni per curiosità, e scatto una foto. Il motivo del mio interesse nasce dall’aver letto in questi giorni dell’artista David Cerny che nel 1991 ricoprì di vernice rosa il monumento al carro armato eretto nel 1945 a Praga per festeggiare la fine della guerra e la liberazione della Repubblica ceca da parte dei sovietici. David Cerny è un artista ceco molto famoso per le sue provocazioni. Comunque questo è un carro armato vero e il suo interno uguale a quello di una piccola jeep, e io che ci immaginavo cose impossibili là dentro…

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Vado alla ricerca del Lucerna Music Bar, un jazz club situato nella Città Nuova in cui fanno musica dal vivo e dove ha sede ogni anno in ottobre il festival jazz di Praga. Raggiungo il numero 36 di via Vodickova ma scopro con delusione che è chiuso. Sarà aperto nel week end con un dj. Vedrò se andarci, a dire il vero sono alla ricerca di qualcosa di diverso, preferirei musica dal vivo, possibilmente jazz.

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Lucerna music bar

Ho fame, vedo alcune ragazze entrare nei sotterranei di un locale di fronte. Le seguo e mi ritrovo in un’ampia sala molto animata di tavoli e persone. Mi accomodo in un tavolo e scrivo. Ordino una bistecca argentina chiedendo che non ci siano salse ed un’insalata semplice. Da bere una birra. La ragazza estrae un sottobicchiere dall’affare che li custodisce e che è appoggiato sul mio tavolo. Accidenti perché non ci ho pensato prima? Avrei voluto provare la veridicità di una cosa che ho letto. Dovete sapere che mettere il sottobicchiere sul tavolo per il cameriere significa che state ordinando una birra anche senza che lo diciate espressamente. Quindi lui è autorizzato a portarvi la bevanda. È una cosa curiosa e voglio vedere se funziona proprio così, lo farò la prossima volta. Non mi era ancora capitato di trovare sul tavolo i sottobicchieri, ma questo posto sembra vecchio e frequentato da cechi.

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La mia cena

La bistecca forse è di cane ma non di angus argentino, visto che non sa di niente di conosciuto e la salsa che ci mettono sopra ha un sapore quasi dolciastro. Insomma, un disastro. Nell’insalata ci mettono anche cetrioli e peperoni ma in fin dei conti non è male. Credo che dovrò optare per la cucina ceca se voglio mangiare qualcosa di buono. Rimango qualche ora a scrivere, poi esco verso la pensione.
Mentre passo per una strada principale sento:
“Italiana vero?”
Non so perché ma so che è indirizzato a me.
Mi giro ed incontro gli occhi sorridenti di un ragazzo. Qualcosa mi dice di fermarmi. E così conosco quello che chiamerò Antonio, un quartese che qui a Praga ci vive e fa un mestiere molto particolare. Mi presenta altri ragazzi italiani suoi colleghi. L’ho convinto a raccontarmi la sua storia domani e a mostrarmi in che cosa consiste il suo curioso lavoro. Quindi, mi raccomando…
Stay Pragued!

12 replies »

  1. Percorso interessante anche se abbastanza macabro, allietato però da un suo fermoimmagine a figura intera che rivela una scrittrice decisamente attraente. Intelligente ed anche bella! un connubbio alquanto raro, pensavo che creature del genere esistessero solo nelle pellicole hooliwoodiane (si dice così spero !?). Vuoi vedere che mi metto a corteggiarla… o forse più o meno inconsciamente lo stò giá facendo…mah!

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  2. Quella, la simpatia, é evidente, ma non si dice, perché deve sapere (ndr: questo é un mero consiglio spassionato di un amico) che se un uomo le dice che é simpatica e non aggiunge altro , le stá semlicemente dicendo che é un cesso.

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  3. Ciao Barbara, adoro questi tuoi racconti e come ti dicevo l’altra volta, ti ringrazio molto! Sembra di essere in vacanza con te e di visitare quei posti con te (sperando sempre che la compagnia sia gradita!). Mi ha colpito molto il museo ebraico e la leggenda del Golem. Non ci sono parole per descrivere il cimitero e quel muro con tutti i nomi. Brividi. Certo che sì, nel cimitero anch’io proverei delusione nello sapere che dietro pagamento le foto si possono fare, altrimenti no. Insomma, è pur sempre un luogo sacro, un po’ di rispetto anche per l’anima di chi non c’è più. Perdona la digressione! Corro a leggere le altre parti! :) Un saluto!
    Andrea

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    • Ciao Andrea, ti ringrazio… sinceramente questo viaggio è stato molto particolare, avevo già fatto dei diari di viaggio, ma mai così ricchi di idee, suggestioni. Praga è un luogo magico che alterna leggende, tradizioni, racconti, artisti e opere, scrittori e capolavori letterari, monumenti straordinari. Insomma mi ha permesso di sbizzarrirmi in libertà. E non sono riuscita a fare tutto, sarà per la mia prossima visita. Con Milan Kundera stavolta ;)

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      • Eheh si vedono le mille suggestioni, le mille riflessioni, pensieri. Un viaggio a dir poco estremamente illuminante e magnifico! Non sapevo pressapoco nulla di Praga, ma grazie a te ci hai trasmesso uno spaccato a 360 gradi estremamente affascinante! Eheh ma non smetterò mai di ringraziarti :) Alla prossima visita allora, questa volta con Kundera allora :)

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