Fotografia

L’artista del mese – Fotografia & more – Stefania Zorzi

NUOVA RUBRICA: L’ARTISTA DEL MESE

Sapete come vanno queste cose: una apre un blog senza neanche sapere il perché, poi il blog Stefania Zorzicresce esprimendo le sue passioni e la sua curiosità. Il passo successivo è l’approfondimento: una necessità sempre più impellente sia per se stessa, sia per soddisfare le esigenze dei lettori sempre più interessati e attivi, sia per aprire le porte agli artisti stessi che finora non hanno avuto modo di esprimersi se non attraverso citazioni estrapolate dalla rete.
Queste considerazioni mi hanno portato a ideare una nuova rubrica che, oltre a farvi conoscere nuove espressioni d’arte, ve ne faccia conoscere gli autori attraverso una piccola intervista.
Da diversi mesi rifletto su questa possibilità, ma è stata la conoscenza dell’artista Stefania Zorzi a darmi l’input giusto perché prendesse vita. Vi spiego il perché.

STEFANIA ZORZI

Come avrete notato vi ho parlato di Stefania come artista. In realtà la sua arte si esprime principalmente attraverso la fotografia ma sarebbe riduttivo chiamarla fotografa.
Stefania ZorziLe sue opere, infatti, più che dei semplici scatti, sono delle vere e proprie installazioni fotografiche di stampo surreale. In esse è evidente l’influsso di molteplici discipline quali la scultura, la realizzazione video, la performance e, ovviamente, la fotografia.
Dopo aver visto il suo lavoro, ho potuto percepire la complessità delle sue opere in relazione ai suoi intenti e a ciò che essa vuole esprimere.
Ragion per cui ho sentito l’esigenza di approfondire la sua poetica facendole alcune brevi domande che voglio condividere con voi.
A fine articolo trovate un video e la galleria con alcuni dei suoi lavori.

INTERVISTA

Parlaci della nascita della tua attività artistica: quando hai sentito l’esigenza di esprimerti attraverso la fotografia e in che modo essa si lega alle altre discipline come l’installazione, la scultura, i video e addirittura la poesia?

Inizialmente ero legata alla pittura e alla poesia visiva: creavo soprattutto installazioni con tavole di legno dipinte e scritte. L’esigenza di esprimermi attraverso la fotografia è nata dalla necessità di trasmettere il legame fisico che vivo con i materiali che utilizzo. Dovevo raccontare questa specie di prolungamento e proiezione del mio corpo nelle opere che creavo nelle varie discipline. (Infatti le prime serie parlano di come il mio corpo si unisce al legno e di come interagisce con i chiodi, i pennelli, i fili presenti nelle altre mie opere non fotografiche).

Il progetto “inscatolato” di cui ti stai occupando nell’ultimo periodo è un esempio di questa tuo uso congiunto di diverse arti. Ci spieghi di cosa si tratta?

Il progetto inscatolato si divide in tre diversi lavori: prevede una serie di ritratti in autoscatto raffiguranti me e le persone che mi ospitano nelle loro case e che si prestano come modelli (per ogni foto scrivo anche una poesia dedicata alla persona, al momento e all’immagine, quasi una cartolina ricordo); una serie di fotografie intitolate Fragile nelle quali creo una sovrapposizione e una nuova irreale composizione per esprimere una ricerca di identità lasciandomi ispirare dalle pose che assume il corpo; un’installazione di scatole di diversa grandezza, che verranno appese a muro, sospese, messe a terra, alcune si apriranno altre no, e all’interno ci sarà un’immagine senza rielaborazione della persona che ha posato (è necessario agire per scoprire cosa c’è all’interno). È un lavoro complesso che parla di ricerca d’identità, di corpo e case visti come contenitori di micro mondi personali e di comunicazione verso se stessi e l’altro.

Il corpo è un tema centrale nei tuoi lavori. Ci spieghi come mai? Come nasce questo tuo interesse, in che modo viene espresso e cosa vuole rappresentare e comunicare?

Il corpo per me è veicolo di conoscenza e, allo stesso tempo, contenitore. Attraverso di esso racconto tentativi di metamorfosi, ricerche nel passato, visioni di quotidianità e indagini d’identità.
M’interessa e mi affascina molto il corpo perché è in grado di esprimere tutte le sensazioni-emozioni che ha dentro e allo stesso tempo di mascherarle.
Il corpo come specchio e allo stesso tempo corazza.

I tuoi scatti parlano di lacerazione, mutamento e introspezione. Quanto c’è di autobiografico visto anche l’uso frequente di autoscatti?

Tutto. O quasi.

Nella tua ricerca artistica fai ricorso al surreale. Credi che i moti dell’animo, le trasformazioni del corpo e i mutamenti che questi due elementi operano possano venir esplicitati con maggiore forza attraverso questa modalità di espressione?

Direi di sì, anche se in realtà quando li vivo non mi sembrano surreali, ma al contrario, molto reali. In fondo i sogni, le associazioni, le idee, le sensazioni si mescolano con la realtà e non
è possibile, almeno per me, non partorirli se non in quel tipo di immagine.

Qual è, se esiste, l’opera a cui sei più affezionata e che credi rappresenti meglio il tuo lavoro?

Per me sono tutte parte di una ricerca; forse quella a cui sono più affezionata, proprio perché ha dato il via a tutto questo lavoro sul corpo, è una della prima serie Io e Loro.

Cosa ti riserva il futuro? Stai lavorando su nuovi progetti?

Sono previste delle mostre collettive e delle personali. Poi si vedrà, nel corso dell’anno.
Al momento sto continuando il mio progetto inscatolato; ho in mente nuovi lavori fotografici e uno scultoreo. Ho in programma varie collaborazioni con diversi artisti: dovrebbero nascere video, fotografie, performance e libri.

Link utili / Useful links:
Stefania Zorzi – Premio Celeste
Stefania Zorzi – Facebook

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