Appunti di viaggio

Vienna day-by-day – Brabs in WonderWien (Day 1)

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Ogni adulto convive con il bambino che è stato.
Sigmund Freud

Vienna, 17 agosto 2015

In un lunedì piovoso di mezza estate, Brabs viene catapultata nel magico mondo di WonderWien. Non si sa esattamente cosa ce l’abbia portata, forse un eccentrico coniglio bianco con gli occhi rosa o un grosso uccello volante dalle ali metalliche.
Fatto sta che la sottoscritta ha ricevuto il greve incarico di raccontarvi le sue avventure e, non avendo il coraggio di mollarla alla sua inetta goffaggine in terra straniera, ha deciso di seguirla trasformandosi nella sua (altrettanto maldestra) ombra. Se solo ci fosse il sole il compito sarebbe più semplice ma questa è un’altra storia.

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12:30 Albergo
Ho due ore di sonno sul groppone ma, prima di abbandonarmi al meritato riposo e di decidere dove teletrasportarmi, vorrei spiegare il perché di tutto sto baccano iniziale. Per prima cosa Freud. Come ben sapete se avete seguito le mie precedenti peregrinazioni in solitaria, è mia abitudine scegliere un padrino nella città di destinazione, una sorta di vate protettore che ispiri il mio cammino. A Praga è toccato a Kafka con le sue visioni, in Grecia a Omero coi suoi miti, a Siviglia non avevo ancora le idee chiare e a Barcellona, causa la brevità dei miei frequenti passaggi, non ci ho ancora pensato ma lo farò presto.
Ebbene, qui a Vienna, dopo lunghe elucubrazioni sul caso, ho scelto Sigmund, il diabolico inventore della psicanalisi. Per questo motivo, ho selezionato alcune sue citazioni che diventeranno una sorta di frase (ispiratrice) del giorno. Quella di oggi ha già sortito il suo effetto facendo piombare me e Brabs, la mia inseparabile compagna di viaggio, in un magico mondo fatto di cappellai matti (nonché scazzati) e crudeli regine di cuori, un mondo surreale che ho tutte le intenzioni (e la curiosità) di esplorare. Ci sarà modo di parlare di Freud più approfonditamente, ora è giunto il momento di rifugiarmi in un sonno ritemprante!

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16:40 Locale in zona albergo
Mi sveglio un’ora fa completamente sballata. Dove sono? Chi sono e soprattutto cosa voglio (fare)? Il caldo insopportabile mi ricorda che sono nello splendido albergo frizzante di colori e buonumore progettato dalla mente vivace dell’artista Karl Korab. Peccato che non ci abbiano installato i condizionatori e che, una volta superata la reception, si senta la stessa irresistibile sensazione di star dentro un altoforno. Per il resto è fantastico, la camera è ampia con grandi finestre da spalancare gioiosamente quando la fresca brezza austriaca si sbizzarrisce. Come oggi che, al di là degli ingannevoli 40 gradi interni, fra un po’ fuori nevica.

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Majolikahaunotacolo Wainer

Mi armo dunque di coraggio e afferro la cartina. Ho scelto l’albergo in una posizione centrale e opto per una perlustrazione preventiva della zona. Decido di spingermi verso uno dei luoghi più rappresentativi della città, la Karlsplatz, per tastare il terreno. Prima però mi fermo eatasiata di fronte a due palazzi affiancati che scopro essere progettati da Otto Wagner, uno dei più importanti esponenti dello Jugendstil viennese. Si tratta della Majolikahaus e della casa dei Medaglioni: la prima caratterizzata da una esplosione vegetale in rosa e verde tutta in ceramica, la seconda da scintillanti medaglioni dorati da cui emergono sensuali profili femminili. Ovviamente lo stile è in pieno Art Nouveau, quello stesso che adottò la Secessione Viennese rompendo con la tradizione (storicistica) dell’Accademia.

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Casa dei medaglioni - Otto Wagner

Faccio qualche foto e decido di inoltrarmi nella via su cui si affacciano queste due meraviglie architettoniche e che ho notato al mio arrivo, credo si tratti di una specie di mercatino permanente. Le bancarelle di souvenir e spezie non si contano. Ciò che scopro con incontenibile gaudio è che, a fianco a queste, c’è una fila di locali zeppi di gente di ogni tipo che mangiano, bevono, chiacchierano e si divertono.
Continuo la passeggiata cercando di adocchiare un luogo dove fermarmi ma l’impresa è ardua, sono troppi e tutti molto attraenti. Finisco così alla fine della via e, con grande stupore, mi imbatto nel Palazzo della Secessione, quello che viene considerato, con la sua cupola di foglie dorate, uno dei simboli più importanti di Vienna.

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Palazzo della Secessione - Joseph Olbrich

Se avete seguito gli studi che hanno preceduti questo viaggio, sapete già di cosa parlo. Se non lo avete fatto, vi invito a consultarli perché non ripeterò le questioni storiche e tecniche, non nel dettaglio. Lo studio teorico dei luoghi che vado a visitare anticipa sempre i miei viaggi proprio perché io possa dedicarmi solo a un impatto di tipo emotivo una volta in loco. E il Palazzo della Secessione di Joseph Olbrich non delude di certo le mie aspettative, anzi le supera abbondantemente.

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Palazzo della Secessione - Joseph Olbrich

Posso assicurarvi che le foto non rendono l’immane bellezza di quest’opera che, pur nella sua semplicità, possiede un’imponenza difficile da descrivere. Forse la mia sensazione è condizionata dalle considerazioni sul ruolo che questo edificio ebbe nella cultura di inizio secolo scorso, sul suo essere simbolo di una corrente che ruppe gli schemi, che si fece portavoce di un nuovo modo totalizzante di intendere l’arte, lo Jugendstil appunto.

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Palazzo della Secessione - Joseph Olbrich

Sulla parete esterna compare la scritta “Ver Sacrum” che è il nome della rivista che divenne (e ospitò) il manifesto della Secessione viennese e in cui, come abbiamo visto, pubblicò anche l’amato Klimt. I due lati dell’ingresso sono impreziositi da due grossi vasi finemente decorati e sulla destra figura un’immagine che rievoca le illustrazioni del Ver Sacrum. Immagino Gustav, che fu fondatore e presidente della Secessione, salire quei gradini mentre discute delle nuove teorie con Olbrich e Wagner o con Schiele, dapprima seguace e poi fondatore della nuova corrente espressionista che prese le distanze dallo stile elegante e pomposo dell’Art Nouveau.

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Palazzo della Secessione - Joseph Olbrich

Mi fermo a lungo a osservare l’edificio e faccio foto da ogni prospettiva. Purtroppo non credo che potrò visitarne gli interni perché noto che tutta la zona attorno è transennata, probabilmente stanno facendo dei lavori di restauro. La cosa mi duole fortemente visto che al suo interno si trova il bellissimo Fregio di Beethoven di cui abbiamo parlato in abbondanza nello studio su Klimt.

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Palazzo della Secessione - Joseph Olbrich

Non mi sfuggono le due singolari guardie che sembrano esser state scelte in base alle buffe sembianze e ai baffi improbabili. Vi assicuro che anche il loro cianciare è atipico, per non parlare degli atroci impermeabili d’ordinanza che li trasformano in personaggi da film surreal-fantasy.

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Mi riprometto di tornare sul posto per verificare l’effettiva impossibilità di visitare il palazzo, nel frattempo mi fermo per provare la birra viennese e spizzico due patate. Intorno a me diversi ragazzi bevono quello che viene pubblicizzato come il cocktail of the week, la caipirinha, che a me non dispiace affatto. Vado a rinfrescarmi in albergo e poi ci torno sicuro.
A domani con le nuove avventure di Brabs (vs Brabi) in WonderWien!

Stay Vienned!

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