Scommetto che sapete cosa sono i pozzi a gradini? Bravi, io invece non li conoscevo! Tuttavia, dal primo momento in cui li ho visti, non ho resistito e ho voluto saperne di più. L’occasione mi è stata offerta da “The Vanishing Stepwells of India“, il libro di Victoria Lautman che documenta i pozzi a gradini (in inglese “stepwells“) del subcontinente asiatico. In realtà Victoria, che di professione fa la giornalista nel settore architettura, design, storia dell’arte e letteratura, da trent’anni viaggia in India alla ricerca di aspetti meno conosciuti dai turisti. Quando ha scoperto i pozzi è rimasta esterrefatta. Nonostante alcuni risalgano al II e il IV secolo dC, infatti, non ne aveva mai trovato traccia nei libri di architettura. Effettivamente pochissime persone li conoscono, persino in India, per cui questi edifici sono scomparsi nell’oscurità e nell’obsolescenza storica.
La sua sorpresa, inoltre, era dovuta all’inconsueto punto di osservazione. Ecco cosa dichiara: “È stato emozionante, perturbante, disorientante. Guardare l’architettura dall’alto, invece che dal basso. Non avevo mai provato niente di simile“.
Da allora Victoria non si è data pace e ha continuato a cercare nuovi pozzi da documentare. Nel libro, che è il risultato di questo lavoro di esplorazione-ricerca, oltre alla mappatura geolocalizzata dei circa 120 pozzi trovati, viene spiegata la loro origine e il loro uso. In una regione come l’India dal clima prevalentemente asciutto e desertico, era necessario trovare una soluzione per garantire un approvvigionamento idrico costante. L’unico modo per accedere alle acque sotterranee era scavare buchi profondi nove piani di profondità e, per arrivarci in modo facile, costruire delle lunghe gradinate. Quando poi arrivava la stagione delle piogge monsoniche torrenziali, che spesso duravano mesi, il livello dell’acqua saliva vertiginosamente arrivando a sommergere gran parte dei livelli.
I pozzi, tuttavia, nel tempo, hanno assunto anche altre funzioni, come quella di monumenti pubblici che funzionavano come freschi ritiri estivi per viaggiatori, pellegrini e locali. Molti di essi sono stati commissionati da filantropi ricchi o potenti con la funzione di bastioni spirituali costruiti per durare per l’eternità.
Nel corso dei secoli, la maggior parte dei pozzi è caduto in stato di abbandono per diversi motivi. Sotto i governanti britannici, le strutture sono state considerate aree di allevamento non igieniche e sono state quindi bloccate, riempite o distrutte. I sostituti moderni come le pompe idrauliche dell’acqua ne hanno inoltre eliminato la necessità.
I pozzi, come potete osservare nelle foto, erano stupefacenti complessità di ingegneria e d’arte che vantano elementi intricati dell’architettura indù e islamica. Non sorprende che Victoria si sia innamorata della loro bellezza, sorprende invece che essi siano passati inosservati alla storia dell’architettura ma forse non più, grazie alla giornalista di Chicago.
Vi lascio alle meravigliose immagini e, se interessati, qui potete acquistare il libro in questione.
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Sarebbero dei set fotografici fantastici <3 <3 <3
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Sono d’accordo!
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Meravigliosi ! io li avevo già visti con stupore e ammirazione, mi ricordano (ed è facile capire il perchè), il vecchio film “Stati di allucinazione”, ma al contempo, facendo qualche similitudine con i nostri (Sardi) pozzi sacri, penso ad un mistico simbolismo del tipo “Terra/Madre” – “Acqua/Amnios (utero) / Vita” ….etc. speriamo ci sia un po’ di misticismo…poi invece, tristemente e banalmente, magari sono così solo per motivi pratici, tecnici e nessuno “spirito” li ha mai sfiorati.
Namastè!
Rabrindanath Pauleddus Ortensis
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Beh dai non è proprio così… sono nati per scopi pratici ma hanno rivestito anche finalità spirituali anche se non ho compreso totalmente i confini fra gli uni e gli altri.
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Bhe si… appunto ma in effetti e quello che intendo dire…anzi probabilmente lo scopo non pratico è superiore….. era solo un po’ di cinismo nannimorettiano.
Pao
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Nemmeno io li conoscevo ma…sono già innamorata!
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:)
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