Dopo aver esplorato la Cuba degli anni ’90 attraverso il realismo “sporco” e graffiante di Pedro Juan Gutierrez, mi sorprendo a constatare l’assenza di cambiamento fra quella società e i giorni d’oggi raccontati da Yoani Sanchez nel suo libro “Cuba Libre“, esito della sua coraggiosa presenza come blogger sul web (Generation Y). Oltre alla condanna all’eterna povertà e all’assenza di qualsiasi illusione o speranza verso un futuro diverso, ciò che più mi turba, e a cui non siamo preparati nelle nostre società “democratiche”, è la totale privazione delle libertà personali, sia quella d’espressione che di emancipazione culturale.
Credo che questo breve estratto possa darvi un’idea di cosa intendo:
“Ho visto per la prima volta le immagini della caduta del Muro di Berlino undici anni dopo i fatti dell’ottobre 1989. In quel periodo, infatti, soltanto pochi cubani avevano accesso a un videoregistratore o alla stampa straniera. Le notizie arrivavano quando già erano diventate storia. Il ragazzo che sfidava un carro armato in Piazza Tienanmen ha preso forma davanti i miei occhi dieci anni dopo i fatti. Per non parlare degli avvenimenti ancora più vicini a noi dei quali eravamo appena a conoscenza. Nell’agosto del 1994, per esempio, ha avuto luogo il Maleconazo e noi siamo riusciti a ricostruire l’atmosfera di una protesta tra sassate e bastoni soltanto grazie e frammenti diffusi dalle televisioni straniere.”
Yoani Sanchez
Vi lascio alle (dovute) riflessioni sul caso.
Brabs
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…ricordo che il libro, anzi la trilogia, la consigliò una cara amica, che mi chiese poi di scrivere un racconto su quella falsa riga… Bella sfida
Sembra ieri…
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