Waiting for Greece – L’oracolo di Delfi: di pastori in viaggio nel paradiso delle droghe pesanti, sacerdotesse dal dubbio aspetto in preda a visioni pseudo divine, responsi dubbi dalle fortunate reinterpretazioni, prodi condottieri baciati da benedizioni apollinee e altri simpatiche cosine di questo tipo…
[Parte 3]
L’ORACOLO:
Prima dell’avvento di Apollo Delfi era già un luogo di culto con annesso oracolo. Vi si adorava Gea, la dea Madre. Lo testimoniano le diverse statuette della Grande Madre rinvenute negli scavi e custodite nel museo archeologico locale. Si pensa che, una volta arrivato l’egocentrico Apollo, questo culto sia diventato secondario e si sia trasformato in quello di Athena, il cui tempio sta di fronte a quello apollineo e ha un ruolo di protezione nei suoi confronti *.
Delfi fu costruita più di 1000 anni prima di Cristo nei pressi della fonte Castalia che veniva considerata sacra e custodita dal terribile serpe-drago gigante Pitone di cui ho già raccontato le vicissitudini. Qui l’oracolo si immergeva per purificarsi poco prima di vaticinare i suoi responsi.
L’origine del primo oracolo si divide fra una soluzione affidata al mito e una al caso.
Nella prima, raccontata da Eschilo nelle Eumenidi, sembra che Delfi se la passassero un po’ a mò di jolly: Gea la diede alla figlia Themis, che la cedette alla titanide Febe, che la offrì come dono di nascita ad Apollo **.
Diodoro la pensa però diversamente e attribuisce la scoperta della forza profetica del luogo a un pastore di nome Koreta (o Corete) che un giorno si accorse che alcune capre erano in agitazione e particolarmente eccitate. Notò che ciò accadeva a quelle che si avvicinavano a un particolare crepaccio sul terreno. Koreta si incuriosì e si sporse nella fessura. Fu così che, oltre a rimediare un bel viaggio nel paradiso delle droghe pesanti, iniziò a profetizzare.
Il problema era che chi si avvicinava alla fonte di vapori divinatori veniva risucchiato nel crepaccio. Koreta pensò allora di costruire un alto sgabello a tre piedi chiamato tripode, su cui sedeva una fanciulla vergine per esercitare le sue funzioni oracolari. Nacque così l’oracolo e, siccome la fenditura sul terreno era un dono della Terra, fu eretto un tempio in onore di Gea. Il suo culto durò comunque a lungo e fu soverchiato solo dal potente Apollo, quando Delfi raggiunse il suo apice come più importante sito oracolare della Grecia classica. La Pizia non era più scelta fra le fanciulle vergini (o forse lo era e questo spiegherebbe la sua frustrazione) ma generalmente essa aveva una cinquantina d’anni. Dalle immagini che ci pervengono tramite dipinti sui vasi o altre incisioni, essa non doveva essere proprio una personcina di quelle con cui ti fa piacere scambiare due chiacchiere. Il suo status sciamanico le imponeva un ruolo greve seppur elevato e sacro. Era una sorta di fattucchiera, un essere di cui il dio si serviva come tramite con gli uomini. Essa era circondata quotidianamente dai fumi di alloro, pianta con uno stretto legame con Apollo, tanto che, prima che si scoprisse la vera causa delle allucinazioni, si pensava che la sua inalazione potesse creare le visioni profetiche, anche perché era uso nel tempio anche masticare le sue foglie.
Quindi ci siamo: abbiamo l’ombelico, il gas da sballo (di cui approfondiremo la natura nel capitolo dedicato alle scoperte archeologiche) che usciva dalla fenditura del terreno, il tripode e la Pizia che vi si siede dopo essersi immersa nella fonte sacra.
Inizialmente l’oracolo vaticinava una sola volta all’anno, in occasione del compleanno di Apollo, il 7 del mese (forse febbraio). Poi, vista la grande richiesta (e il successo commerciale) del sacro servigio, si decise di ampliare l’evento. Ragion per cui, esso si esprimeva il settimo giorno di ognuno dei nove mesi (soleggiati) in cui il dio stava a Delfi.
L’oracolo divenne talmente importante che non veniva presa nessuna decisione importante, come la fondazione di una città o di una colonia, senza prima averlo consultato. Esso, attraverso il tramite di Apollo, illustrava il futuro e mostrava il cammino da compiere. Certo che doveva essere frustrante ricevere un responso negativo dalla Pizia, chissà quante speranze deluse e progetti abbandonati.
Solo gli uomini potevano fare le domande che erano quasi sempre rivolte al futuro e spesso contemplavano delle possibilità di risposta su cui si esprimeva la Pizia. Purtroppo i fumi stordivano a tal punto la sacerdotessa che ella bofonchiava delle frasi che, come abbiamo visto, venivano poi “opportunamente” interpretate dai sacerdoti.
Comunque gli oracoli erano sempre un po’ vaghi. Uno dei più famosi ne è un esempio: quello della guerra con la Persia. I greci chiesero cosa dovessero fare per contrastare il poderoso esercito persiano. La Pizia rispose che, per vincere la guerra, essi avrebbero dovuto costruire delle mura di legno. Qui arriva il bello e cioè interpretare il responso. Temistocle, a cui spettò il compito e che, secondo me, si era fatto degli stessi fumi della Pizia, vide in queste mura di legno gli scafi delle navi. Forse si trattava davvero di un responso divino perchè queste in effetti salvarono gli ateniesi. Essi costruirono infatti altre navi che ingrandirono la flotta e fermarono i persi.
Anche Alessandro Magno si recò a Delfi. Credo che avesse bisogno della benedizione divina prima di lanciarsi nella conquista del suo grande impero. Immaginate un responso negativo: che fine avrebbe fatto Alessandro il Grande? Avrebbe soffocato la sua brama di potere e rinunciato a dimostrare le sue grandi abilità di statista e stratega? O forse si sarebbe assicurato di poter ottenere un responso favorevole ancor prima di arrivare al cospetto della Pizia? Di Apollo si dice che fosse particolarmente favorevole se adorato con le dovute maniere. I sacrifici, ad esempio, rappresentavano uno dei lasciapassare al tempio. Per poter aver udienza con la Pizia se ne doveva almeno portare uno. In poche parole l’oracolo era una prerogativa dei benestanti.
Che sia stata fortuna o che questa sia stata incoraggiata, Alessandro Magno ebbe la sua benedizione e la sicurezza di vittorie costanti. E così fu. Che ci fosse del vero negli influssi divini della Pitonessa?
* Esso viene infatti chiamato il tempio di Athena “Pronaia“, che significa “davanti al tempio“, epiteto spesso cambiato in “Pronoia“, che significa “che protegge”
** Da Febe Apollo derivò l’appellativo Febo.
WAITING FOR GREECE:
- L’oracolo di Delfi [parte 1] >> LE MOTIVAZIONI | LA GRECIA | DELFI | LE ORIGINI DEL MITO
- L’oracolo di Delfi [parte 2] >> L’OMBELICO DEL MONDO | CONOSCI TE STESSO | IL MISTERO DELLA LETTERA E
- L’oracolo di Delfi [parte 3] >> L’ORACOLO (tu sei qui)
- L’oracolo di Delfi [parte 4] >> LE SCOPERTE ARCHEOLOGICHE | LA CADUTA DI DELFI | CONCLUSIONI
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