Arte & curiosità dal mondo

Erotismo in gocce – Fotografia – La bellezza oversize di Yossi Loloi

Nel mio lavoro, io riproduco ciò che le donne più grosse rappresentano per me. Mi concentro sulla loro pienezza e femminilità, come forma di protesta contro la discriminazione stabilita dai media e dalla società di oggi. Quello che le donne più grosse incarnano per me è semplicemente una diversa forma di bellezza. Io credo che ognuno di noi possieda la ‘libertà di gusto’ e che non si debba essere riluttanti ad esprimere le proprie inclinazioni. Limitare questa libertà è vivere in una dittatura dell’estetica.

FullBeauty by Yossi LoloiCondivisibile punto di vista. Chi decide i canoni di bellezza? E soprattutto con quali criteri? Lo fa il mondo della moda, della pubblicità, lo decide la società? Ebbene sì, ne è prova il cambiamento di essi al trasformarsi della società e delle sue dinamiche economiche e politiche.
Questo è il tema che muove la poetica artistica del fotografo Yossi Loloi che, a dispetto di ciò che si potrebbe pensare, con il mondo della moda ha parecchio a che fare.

Nato in Italia da genitori ebrei persiani, ha studiato fotografia a Gerusalemme per poi iniziare a lavorare con i migliori fotografi di moda. Durante quegli anni ha convissuto quindi con la cultura della bellezza stereotipata, col culto del corpo scolpito la cui esaltazione finisce per trasformare in un feticcio.
Evidentemente ne ha percepito l’inganno, ha voluto ribellarsi alle imposizioni del gusto e, con un intento dichiaratamente provocatorio, ha realizzato FullBeauty by Yossi LoloiFullBeauty“, una serie di nudo in cui utilizza come modelle delle donne piuttosto fuori (in quanto a peso e misure) dagli standard della moda e dell’erotismo.

Un lavoro che riproduce una bellezza alternativa, quella soggettiva dell’artista che, presentata in una prospettiva volutamente esagerata, invita e invoglia a una riflessione sull’estetica e le sue ingerenze socio-culturali.
Vi lascio alle immagini certa che saprete trarne le giuste conclusioni!

Link utili / Useful links:
Yossi Loloi – Website
Yossi Loloi – Twitter
Yossi Loloi – Facebook


Via juxtapoz.com

4 replies »

  1. Pur condividendo l’accusa alla discriminazione sul principio di bellezza che, diciamo, la società impone (ovvero noi), il discorso in realtà presenta una sorta di contrappeso speculare: anche i soggetti che Loloi ritrae sono, a loro modo, frutto della società. E non di una società generica, ma di questa particolare, che ha permesso al corpo di raggiungere forme che, se da un lato in un ipocrita concetto di “buon gusto” discriminiamo (e deridiamo), dall’altra, questo è anche (almeno in parte) frutto del nostro tempo. Insomma, a mio avviso non si tratta di persone “fuori” dalla società, ma al contrario proprio dentro di essa, figlie (e figli) dei nostri prodotti culturali. Così come lo sono, per utilizzare un esempio piuttosto stereotipato, le modelle anoressiche.
    Credo che la visione di insieme debba tener conto che il nostro tempo concerne canoni di bellezza femminile, in questo caso, che spaziano in entrambe le direzioni, quella della taglia minima e quella della così detta oversize.
    Tutto sommato, concordo nel poter parlare di “bellezza alternativa”, in queste donne, anche se trovo l’espressione un po’ forzata. La bellezza è bellezza, punto. Essa può presentarsi in varie forme, ma sembre bellezza rimane. Tutto sta nel saperla riconoscere. Imparare a fare questo, poi, è un altro discorso.

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    • Io non credo che Loloi voglia proporre, con questo lavoro, dei canoni di bellezza. Come ho scritto nell’articolo, egli è dichiaratamente provocatorio. L’esagerazione e la provocazione (appunto) sono degli strumenti coi quali egli intende dimostrare che la bellezza è soggettiva, che anche ciò che normalmente non rientra nelle nostre etichette (culturali) legate alla bellezza, può essere bello. Il suo è un modo di ribellarsi alla dittatura dell’estetica e soprattutto alla sua imposizione. A mio parere questi sono lavori che portano a riflettere proprio per il loro uscire dagli schemi / stupire / “scandalizzare”… il curvy fa sorridere, questo lascia senza fiato e fa riflettere. Sul fatto della bellezza non sono d’accordo proprio per il discorso appena fatto, non esiste una bellezza assoluta, o almeno io non mi fermo a quella imposta e universalmente riconosciuta. “La bellezza è bellezza, punto.” Mi pare limitativo. Per chi? Chi l’ha decisa?
      Su tutto il resto la penso come te.
      Ciao, buona giornata!

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  2. Infatti non credo nemmeno io nell’oggettività di un qualcosa, in questo caso, la bellezza. Quando dico che “la bellezza è bellezza”, significa che esiste una pluralità con cui possiamo immaginarci questo concetto. La mia critica, su cui non sono riuscito a esprimermi, è che si parla di “bellezza alternativa”, e questo a mio avviso crea un rapporto di subalternanza tra una presunta bellezza socialmente accettata (o accettabile) e questo altro tipo di bellezza, che a mio avviso, si disincarna dei propri valori concettuali quando viene definita alternativa. Alternativa a cosa? La scelta si basa veramente su questo o quell’altro? Non esistono vie di mezzo? (anche comprendendo il lavoro volontariamente provocatorio). Io penso che invece possa essere, la bellezza, apprezzabile nella sua pluralità. Quindi a me può piacere un Botticelli e anche un Wharol, allo stesso tempo, senza sapere il perché o il come, perfino (che poi, è proprio così), per intenderci. Così può piacermi, artisticamente, una foto che ritrae una persona “più grossa”, come scrive Loloi, o meno. Ma non è che una è alternativa all’altra. In questo modo ci si intuba in una sorta di scala di bellezza, e si gioca a cosa è più bello e meno bello. Secondo me sarebbe meglio affrontare tutto sullo stesso piano. Altrimenti si rischia di fare lo stesso discorso dei valori “dell’alta moda”, ma a canoni rovesciati, e secondo me questo non va bene.
    Così come non credo che la bellezza sia oggettiva, non penso nemmeno che sia soggettiva (perché comunque abbiamo dei canoni di questo concetto già “confezionati” dalla nostra cultura di provenienza). Per questo, penso che sia meglio parlare di bellezza plurale, pluralista, non saprei come esprimerlo. Al contrario, come scrivevo nel post precedente, io non penso che i soggetti ritratti da Loloi siano “fuori” dalla nostra cultura, anche in termini di bellezza. Forse lo sono in un certo ambito, quello del mondo della moda, ma non lo sono in toto, nelle altre sfere sociali, diciamo. Esse sono parte del mondo (sociale, culturale) e, quindi, parte dei nostri costrutti culturali.
    Maledizione quanto chiacchiero.

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    • Se non chiacchierassi così non avrei capito bene cosa intendi. Mi trovi assolutamente d’accordo su tutto. L’unica cosa… io credo che quel carattere provocatorio, che hai citato anche tu, sia la base del suo lavoro, nel senso che è una provocazione anche il fatto che questa bellezza sia da lui considerata alternativa… credo che si tratti di una sfida, non un vero tentativo di contrapporre i due valori. Perché se no, hai ragione, peccherebbe quanto quello inverso.

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