“Sigalit Landau graffia le superfici da oltre due decenni. Ma i lividi sono ancora aperti; il dolore non sembra a proprio agio. Lei allarga i cristalli di sale su ferite aperte, li mescola con lo zucchero, li copre con la cartapesta, li immerge nel Mar Morto. Ma la loro presenza sanguinante è sempre qui…”
Con queste parole l’artista israeliana Sigalit Landau definisce la sua profonda poetica esistenziale che la porta verso la ricerca di materiali nuovi e vitali che facciano da collante fra gli opposti. Ella si definisce una creatrice di ponti proprio per questo suo tendere al collegamento del vecchio col nuovo, del passato col futuro, l’est con l’ovest e via dicendo.
Il lavoro di Sigalit Landau si lega indissolubilmente al Mar Morto, luogo legato alla sua infanzia, nel quale ella ha ambientato “Salt Bride“, la sposa di sale, l’opera di cui vi parlo oggi.
Si tratta di un vecchio abito dei primi del ‘900 che è stato immerso nel Mar Morto. Come ben saprete, il grande lago viene chiamato “mare” proprio per l’alta componente salina. I cristalli di sale hanno infatti impiegato due mesi per trasformare l’abito, originariamente nero, in un candido abito da sposa.
Vi lascio alle fotografie subacquee di Yotam From, grazie alle quali questo lavoro, datato 2014, ha fatto record di condivisioni sui social per la sua potente componente poetica.
Buona visione!
Link utili / Useful links:
Website | Wikipedia | Facebook
Categorie:Arte & curiosità dal mondo