Niente retorica ma vita vera, da profugo. Questo è ciò che straripa, pungente, dalle opere dell’artista palestinese Abdul Rahman Katanani colui che, pur avendone la possibilità, non si è mai spostato dal luogo in cui è nato e cresciuto: il campo profughi libanese di Sabra, a Beirut. Senza retorica è dunque corretto “leggere” le sue opere che possiedono sempre un collegamento alle sue origini, sia esso il filo spinato usato per le sue sculture, sia attraverso riferimenti concettuali che risultano facilmente estrapolabili.
L’artista, nonostante continui a vivere nel campo profughi, viaggia per diffondere la sua arte e il messaggio che ne sta alla base. Recentemente, durante una residenza artistica al Cité Internationale des Arts di Parigi, ha dichiarato: “Sono tra i pochi che può trasportare la causa dei rifugiati“. Non ha tutti i torti, chi più di lui può farlo?
Preferisco lasciarvi alle immagini perché possiate capire la forza del lavoro dell’artista palestinese. Se volete conoscere nel dettaglio la sua storia, vi invito a consultare i link sottostanti. Buona visione!
Link utili:
Wikipedia | Facebook fan page
Fonti:
A Refugee Artist, Interview With Abdulrahman Katanani | From His Studio in a Beirut Refugee Camp, Palestinian Artist Abdel Rahman Katanani Stands up for Displaced Peoples Worldwide | Dal campo profughi al MAXXI le sculture di Abdul Rahman Katanani | Abdul Rahman Katanani – Wikipedia
Categories: Arte & curiosità dal mondo