“Until You Change” è il titolo di una serie fotografica di cui, a essere sincera, non avrei voluto parlare. Non perché avrei voluto ignorarla, ma perché mi aspetterei l’inesistenza di queste realtà ritenendole del tutto prive di senso e di umanità. Parlo delle cliniche per curare l’omosessualità e la transessualità, luoghi spesso dimenticati da un eventuale dio ma che esso invocano nella più becera e insulsa strumentalizzazione della religione.
Tutto è iniziato alla fine degli anni 70, periodo in cui l’omosessualità viene diagnosticata come malattia psichiatrica richiedente metodi di cura selvaggi e crudeli come l’elettroshock, la castrazione e la lobotomia. Successivamente queste teorie sono state superate e queste realtà sono scomparse, anche se, in alcune nazioni, sono rimasti degli istituti di cura delle tossicodipendenze, soprattutto religiosi, che continuano a includere fra i propri pazienti persone con una sessualità non conforme al loro “credo”. Questo è ciò che accade ancora in Ecuador, ad esempio.
A portarci testimonianza di questa realtà è la fotografa ecuadoriana Paola Paredes che, non soltanto si è presa la briga di recarsi nei luoghi e intervistare le persone soggette a questi trattamenti, ma, per tutelarle, ha anche deciso di essere lei la diretta protagonista delle immagini coinvolgendo registi e scenografi teatrali e ricreando quelle situazioni.
Nelle immagini è evidente la violenza sia fisica che psicologica inflitta a queste donne: esse non solo vengono violentate come forma correttiva, ma sono anche costrette a pettinarsi e truccarsi come “vere femmine“, sono insultate e derise.
Insomma un vero inferno votato alla eteronormatività sociale, un inferno che non è bello conoscere ma che è nostro dovere diffondere perché cessi una volta per tutte. Ovunque.
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Via paolaparedes.com
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