Appunti di viaggio

Havana day-by-day – La spiaggia arcobaleno (Day 5)

L’Avana, 6 agosto 2023 ore 10:00
Oggi e domenica e, come… oh cazzo, la storiella di Dio che si riposa l’ho già usata. Ripartiamo. Oggi è domenica e sono ai Caraibi, che Dio si sia riposato o meno, oggi stacco coi giri della città e vado a godermi il mare. E ve lo dico da isolana appartenente a una terra il cui mare viene spesso paragonato a quello che vedrò oggi. Lascerò a chi sforza poco l’immaginario le frasi banali quali “Che ci fai al mare a Cuba se hai quello della Sardegna?” o altre che mi sono sentita dire quando ho detto che sarei venuta qui. Vado al mare e basta, perché mi va. E, se pure il mio cervello dovesse fare dei paragoni e delle classificazioni, non lo dirò perché non sono venuta qui per giudicare il mare e perché lo trovo banale, punto.

L’Avana, 6 agosto 2023 ore 11:00
Oggi giornata “frociarola” come Tiziano chiama le donne etero, come me, che escono con gli amici gay, come lui. Indi per cui, come d’accordo, viene a prendermi verso le 11 e prendiamo un taxi per Mi Cayito, la spiaggia “arcobaleno”. Per la strada incontriamo parecchi posti di blocco e, al mio continuo (e fastidioso) chiedere il perché di tutto ciò che ci sta attorno, mi spiega che la polizia non aspetta altro che qualcuno faccia un’infrazione per fermarlo e ricavare qualche soldo sottobanco in cambio di una (mancata) multa.

Arriviamo verso le 11:30 e passiamo per il baretto ordinando gamberoni e birra che ci verranno serviti direttamente in spiaggia, in realtà sulle gambe, come scoprirò più tardi. Proseguiamo per la spiaggia e riusciamo ad accaparrarci l’ultimo ombrellone disponibile, ombrellone si fa per dire perché trattasi di 4 tronchi a cui è legato un telone di plastica. Però fa il suo santo dovere perchè, a differenza di quelli classici di tela (rotti e arrugginiti) che vedo assegnare successivamente, non fa filtrare un solo filo di sole, anzi manco di luce, non fa filtrare niente di niente.

Ci sistemiamo nell’unico lettino disponibile al momento in attesa che se ne liberi un altro, cosa che succederà un’ora e mezza dopo, giusto in tempo per l’arrivo del nostro piatto di gamberetti, non gamberoni, con papaia, mango e altri frutti della passione. Li chiamo della passione perchè, non appena posto il piatto su Instagram, mi scrive un cubano spiegandomi che non è bene usare il termine papaia perché, nella lingua locale, è un riferimento all’organo riproduttivo femminile. E vabbè, il post era in italiano anche se la vagina ci sta sempre, o no?

A parte queste futili considerazioni, il mare è stupendo, ho gli occhi a cuoricino. Soprattutto non devi aver timore di farti venire una congestione perché credo che la sua temperatura sia più alta di quella corporea. Incredibile, mai ho nuotato in acque così calde se non in piscine termali… il suo colore, inoltre, è così azzurro, e celeste, e turchese e… cazzo, è davvero bello! Mi ci butto spensierata e felice, come felice è la mia giornata fra risate e molto relax.

Ovviamente osservo tutto, ci sono persone di tutti i tipi: molti gay, molti bisex, qualche etero, vecchiardi e panciuti europei che mantengono ragazzini gay e bisex, diversi ragazzi in fase di trasformazione di genere. Tiziano mi spiega che la cosa è molto comune perché l’operazione di cambio sesso è gratuita in questo paese, se ne fa carico il governo.

Compriamo a due lire anche un cibo cubano che tre ragazzi, muniti di borse termiche, vendono in spiaggia. Si tratta di una sorta di polenta per consistenza ma fatta con farina di mais condita con grasso di maiale. Te lo danno avvolto in grandi foglie gialle, a vedersi è brutto ma il sapore non è male, considerato che a me non piace la polenta, comunque è più buono di quest’ultima per quanto mi riguarda. A quanto pare è un cibo diffuso fra i cubani perché sfama subito ed è venduto a un costo irrisorio per cui non capiamo come facciano a camparci in tre.

Ci fa sentire un po’ in colpa in due sotto il simil ombrellone mentre frotte di ragazzini si accalcano sotto ombrellini minuscoli (rotti e arrugginiti), ma sono felici, bevono rum e cola come se non ci fosse un domani, ridono e scherzano e qualcuno di loro fa marchette spudoratamente.

Uno di loro, infatti, ha voglia di parlare e, quando gli chiediamo cosa fa nella vita, ci confessa che ha 23 anni, una figlia e lavora lì. Non come bagnino, ovviamente. Lo vediamo spostarsi in compagnia nella boscaglia, cambiare i dollari in pesos (sì, evidentemente esiste anche quel servizio in spiaggia) e poi andarsene perché ha chiuso la “giornata lavorativa”.
Verso le 17, orario limite per trovarlo, cerchiamo un taxi che ci riporti in città.

L’Avana, 6 agosto 2023 ore 19:00
Mentre mi reco a un aperitivo, scorgo il muro di Fichu, un artista le cui opere sono molto presenti in cittá. In quel momento due ragazzini vi si abbracciano davanti. Tiro fuori la macchina e li immortalo in quel momento, loro mi vedono e mi seguono. Mi aspetto che mi chiedano soldi, invece no, mi chiedono un’altra foto abbracciati. Che belli!

Arrivo all’aperitivo con un gruppo di turchi a cui si aggiungono una cubana e una colombiana. Alcuni di loro parlano solo turco, alcuni spagnolo, io comunico in inglese. È bello, mi sento bene e credo che li rivedrò nei prossimi giorni.

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