Appunti di viaggio

Havana day-by-day – Callejon de Hamel (Day 7)

L’Avana, 8 agosto 2023 ore 10:00
Finalmente trovo il latte, anche se in polvere, e riesco a fare la prima colazione decente da quando sono a Cuba. Certo non è buono, ma non mi formalizzo. Qui non è come in Italia, non si trova tutto, bisogna accontentarsi ma, come dice Tiziano, ci si fa l’abitudine. Il latte liquido è difficilissimo da trovare, così come la protezione per il sole o quella contro gli insetti, che ho dovuto portare da casa. A differenza di quello che mi avevano detto, però, non ci sono tante zanzare, finora nessuna in realtà. Lo dico toccandomi gli attributi, pur non avendoli, perché a portarsi sfiga ci vuol poco. Anche le piogge tropicali, che tanto mi spaventavano, visto che sapevo di grossi temporali che allagano le strade in pochi minuti, non si sono palesate, per cui riporterò a casa i calzari fino alle ginocchia che avevo previdentemente (e angosciosamente) messo in valigia.Anche stamattina devo camminare parecchio ma oggi non mi frega, penso, e decido di bere succo di frutta e tanta acqua prima di partire. Mi porto anche una bottiglietta appresso ma la bevo velocemente perché rischia di diventare piscio bollente entro i primi 5 minuti visto il caldo fotonico. Però il trucchetto funziona ed evito la disidratazione di ieri. Cerco di camminare sempre all’ombra stando attenta alle buche, ai rigagnoli e ai cornicioni pericolanti dei troppi edifici fatiscenti.Una cosa che ho notato questi giorni è l’assenza dei citofoni, ma anche dei semplici campanelli, per cui le persone urlano dalla strada. Si piazzano sotto le finestre delle persone che sono andate a visitare e si sgolano finchè queste non si affacciano e le fanno salire. Anch’io devo scendere sempre per strada quando Tiziano o la ragazza che mi cambia i soldi vengono a trovarmi, solo che loro mi mandano un messaggio whatsapp quando sono sotto casa. Il problema è che qui non tutti si possono permettere un cellulare. O la connessione Internet.
Mi dirigo in Centro Havana verso il Callejon de Hamel, un piccolo centro d’arte creato dall’artista Salvador González Escalona. Cerco di fare un percorso diverso rispetto a ieri per scovare nuovi murali e sono fortunata, qualcuno lo becco.Riesco a fare anche delle fotografie alle persone che trovo sempre molto gentili e disponibili. I cubani sono proprio un bel popolo, nonostante le loro condizioni, e forse anche per questo, sfuggono l’individualismo esasperato che contraddistingue il nostro mondo e da cui ho volutamente deciso di prendere una pausa in questo viaggio.Mi trovo a sorridere loro felice anche inutilmente, li saluto per strada e a qualche bambino, soprattutto a quelli che non lo domandano, do qualche soldo di nascosto.È il caso di due ragazzini che coccolano un cucciolo come se fosse la cosa più bella che avessero mai preso fra le braccia. I bambini qui sono così dolci, hanno uno sguardo limpido, giocano ancora per strada e non conoscono la schiavitù dei telefonini e del virtuale. Li trovo puri e mi fanno una grande tenerezza.L’Avana, 8 agosto 2023 ore 11:30
Arrivo a Callejon de Hamel e, ad accogliermi, è Orlando, un insegnante di rumba e percussioni che lavora come guida nel centro. Dopo avermi fatto servire un mojito freschissimo, mi spiega che sarà lui a illustrarmi il progetto perché l’artista è deceduto a causa del Covid. Che tristezza…Comunque è preparatissimo e mi fa fare un giro completo del centro chiarendo il significato religioso delle molteplici opere esposte. In realtà non si tratta di un vero e proprio centro espositivo, c’è solo una piccola galleria con diverse pitture e qualche installazione realizzata con materiali di riciclo.Nella parte esterna, invece, sono presenti diversi lavori murali e una parte è dedicata a sculture e installazioni. In una di queste installazioni, che ricorda molto un totem messicano, sono conservate le ceneri dello stesso artista.Dentro il centro c’è anche la sua casa, non visitabile se non nell’atrio che porta a un ristorantino che viene aperto solo per gli eventi. Mi ricorda casi di outsider di cui ho letto: spazi propri trasformati in simil centri espositivi e la tendenza a esprimersi in discipline molto diverse.Come mi spiega Orlando, le opere si basano sulle 4 religioni esistenti a Cuba, è talmente gentile che si prende il disturbo di riempire quattro pagine della mia agenda di appunti per elencarle tutte con dettagli esplicativi, questo dopo la visita ovviamente.Mi emoziono quando, all’inizio del percorso, mi fa suonare una campana facendomi recitare “Ache” che è un augurio di salute, successo nell’amore e nel lavoro per me e i miei familiari. Si tratta di una tradizione della religione Bantú e la campana è quella che veniva usata per sancire l’inizio e la fine del lavoro per gli schiavi africani. Io non credo a queste cose ma all’energia positiva sì, per cui sono più volte la campana eseguendo il rituale. Non so perché ma sento che qualcosa di buono verrà.A seguire alcune delle foto scattate oggi. Per vivere in diretta, ovviamente sfalzata di 6 ore rispetto all’Italia, il viaggio, vi consiglio di seguire il mio account Instagram personale @barbarapicci.

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