Tutto inizia un caldo mattino di maggio in cui, rotto ogni indugio, mi decido a prendere quell’indispensabile mezzo che permette a noi isolani di varcare altri lidi e di mescolarci col resto del mondo. Il morale é alto e, a parte un breve dissapore con la tizia ai controlli aeroportuali e un lieve ingarbuglio fra le vie “de Roma”, tutto sembra stranamente andare liscio, anzi riesco a raggiungere il resto della compagnia anzitempo, sorprendendo prima di tutto me stessa. Qui inizia la mia avventura alla Fiera dell’autore di Potenza.
Con me gli altri autori della casa editrice con la quale ho pubblicato il libro “Cagliari – Elucubrazioni socio-comportamentali“. Persone sconosciute che vedo per la prima volta ferme in quel piazzale di fronte al “Café Du Park”. Bevo un caffè. Saliamo sul pullman per iniziare la nostra avventura verso la Lucania, paese di cui onestamente so davvero poco, sia perché ne ho sentito parlare raramente, sia perché ho preferito volutamente non approfondire per quell’irresistibile desiderio di venire sorpresa che è ormai diventato una droga.
Il viaggio é lungo, ci conosciamo attraverso una breve presentazione. Inizio a decifrare lievemente quelli che un momento prima mi apparivano dei completi estranei.
Accanto a me Marco, un ragazzo molto simpatico dal singolare cognome Di Cesidio che, detto così potrebbe sembrare un cognome come un altro, ma se scandito (e spaziato) in modo diverso “Dicesi-Dio”, rappresenta, insieme al suo scritto ed al modo in cui lo ha pubblicizzato a suo tempo, materiale per me di particolare interesse. Il suo libro di poesie si intitola “Ognuno é il Dio di se stesso” e la copertina é una sua foto a petto nudo coi capelli lunghi ricci ed una corona di spine elettriche sulla fronte. Se si aggiunge il modo in cui, appena pubblicato, lo ha pubblicizzato, si capisce immediatamente il perché di questa mia estrema curiosità per la sua storia. Inizialmente fece l’uomo sandwich con due grossi cartelloni davanti e dietro legati con un filo che per sua fortuna resse solo una decina di minuti. Dopodiché optó per un banale e meno impegnativo banchetto a Trastevere, coi suoi versi semi blasfemi a due passi dal Vaticano. Comunque la cosa funzionò perché vendette 400 copie ed imparò pure un nuovo mestiere.
La nostra simpatia é inevitabilmente catturata da quello che, col suo animo estroso, diventerà mio inseparabile compagno di sventura: Spike, il poeta maledetto, la rottura con lo stereotipo. Ma chi là dentro non rappresenta questa rottura? Piano piano il microfono viene passato a tutti, pure a me: la-sarda-timida-che-sa-esprimersi-meglio-scrivendo-che-parlando. Fra noi persone di tutte le età e mestieri: anni variabili fra i ventuno e i settanta ed oltre, che si occupano un po’ di tutto: un ex preside in pensione, una maestra di scuola materna, un architetto, un singolare poliziotto, uno studente siciliano politicamente attivo, un insegnante di religione che scrive sceneggiature, un’avvocatessa, uno psico terapeuta, una webmaster timida che sa esprimersi meglio scrivendo che parlando. Solo per citarne alcuni. Oltre ovviamente al team della casa editrice che conoscevo appena.
Finalmente arriviamo all’albergo, che si trova fra le montagne a pochi chilometri dalla città. Scopro che poco lontano c’é una pista da sci. L’albergo é un po’ vecchio e pacchiano, ma mi sistemano in una singola col bagno in camera e sto zitta. Fra me e me penso “Altro che la fiera dell’autore, questa è la fiera del kitsch”, ma continuo a stare zitta. A renderlo il posto più bello del mondo, tra l’altro, è la scoperta che non ci arriva la mia connessione dati. Sono isolata. Proprio ciò che desideravo. Lontana dalla tecnologia e dalla mia quotidianità. Scendo a cena e mi mischio fra gli altri.
Il giorno dopo inizia la fiera. Potenza, una piccola cittadina fra i monti erbati di verde, ci accoglie piacente con le sue strade borgate di scorci antichi. É vitale, intriso di linfa, solcare i suoi angoli dalle affascinanti smussature dettate dal tempo, così rassicuranti, quasi amiche. Come se fossero in attesa di venire scoperte, poco abituate alla contaminazione turistica e vogliose di mettersi in mostra.
Inizia l’avventura fra ping pong, nuove conoscenze e tanti libri. L’affacciarsi della poesia e di parecchie persone pronte ad immolarsi per lei. Con una scarica di vita reale e sentimenti che sarà impossibile dimenticare.
I giorni passano e ci consentono di conoscerci meglio, di scambiare opinioni e di trovare le nostre affinità. Per le strade della città i nostri banchetti, le nostre passeggiate e i nostri scambi di letture in piazzetta. Simona legge passi del libro “Io” di C.B., Potito ne legge alcuni di quello di Simona “Per un difetto d’amore“, Emanuele legge le poesie da “Altri dialoghi” di Potito, Alba legge “Il cuore nella rete” della sua amica Terry che a sua volta legge “Le strade dell’anima” di Alba. Io che leggo la prima pagina del libro “Codice 96” di Emanuele, anche se sono timida e riesco ad esprimermi meglio scrivendo che…
“Zitta e leggi!”
Vorrei citare la poesia di un Amico:
Il Blocco
é sempre in agguato
ed io non mi illudo di averLo domato.
ma se ancora riesco a trovarmi in sintonia,
se avverto una fonte di energia
da qualche parte,
allora momentaneamente,
forse,
posso ancora fregarLo
riprovando a riprendere la rincorsa
verso il cielo.
Paolo Scafetti
da “Oleandri dal Purgatorio”
Anche grazie a te, Paolo, forse, momentaneamente, posso ancora fregarLo quel Blocco, impennandoMi verso il cielo…
Credits:
Arduino Sacco Editore
Categories: Appunti di viaggio, Editoria, Fotografia, Progetti foto-narrativi, Racconti, Tendenze ed eventi
molto orgoglioso di te
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Grazie… spero di incontrarti alla prossima… Tu te ne vai al Salone del Libro fra le soubrette… ;)
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figurati…. come spettatore pagante…
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Voci e timidi canti, le onorevoli parole scritte, sperse, espresse ai fiori di Maggio.
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:)
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Bello l’articolo e stupende le foto :)
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Grazie :)
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Anche per me sarà impossibile dimenticare questa energia e questo scambio che non ho avuto il tempo di creare proprio con tutti. Spero che ci siano altre occasioni per continuare quello che e’ appena cominciato.
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