Provocazione, coinvolgimento e destabilizzazione sono le parole chiave per comprendere l’opera dell’artista americano Mark Jenkins.
Le sue installazioni, fatte di gambe che spuntano da cassonetti e corpi buttati o appesi per strada in situazioni paradossali, mirano ad attirare l’attenzione dei passanti e a farli riflettere sulle esistenze ai margini della società in zone della città che spesso si tende a (o si fa finta di) ignorare.
Jenkins racconta quindi anche l’isolamento e l’indifferenza che solitamente lo accompagna. Il suo è un modo interattivo e particolarmente emotivo di smuovere le coscienze, un incitamento verso una maggiore consapevolezza della realtà e delle regole che determinano la “normalità” socialmente condivisa. Egli è uno studioso dell’uomo nel suo contesto urbano, osserva le sue reazioni e, attraverso l’imprevedibile e l’assurdo, cerca di spronarlo con ironia perché si allontani dalle strade della stereotipizzazione.
Jenkins non tiene solo per sé la sua arte e distribuisce tutorial on-line sulla costruzione dei suoi manichini attraverso il calco umano su nastro adesivo. È così che si è costruito uno stuolo di seguaci che emulano le sue opere in giro per il mondo.
Per saperne di più / Useful links:
Mark Jenkins in questo blog | Website | Instagram
Categories: Arte & curiosità dal mondo, Street art
Geniali.
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Molto! Ciao kalof :)
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Si mi era sfuggito! :D
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Eheh non si fa, devi stare più attento!!! ahahahah ;)
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Eheheh! Ogni tanto vedo se sei attenta a noi “utenti” del blog
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Io son sempre attenta ;)
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