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Venezia – “Sun Stand Still” di Gal Weinstein (Israele) alla Biennale Arte 2017

Biennale Arte 2017 - Padiglione Israele ai Giardini - "Sun Stand Still" di Gal Weinstein

Biennale Arte 2017 – Padiglione Israele ai Giardini – “Sun Stand Still” di Gal Weinstein

Luogo: Venezia >> Giardini della Biennale >> Padiglione Israele
Titolo mostra: Sun Stand Still
Artista: Gal Weinstein
Curatore: Tami Katz-Freiman
Dal 13 maggio al 26 novembre 2017

Biennale Arte 2017 - Padiglione IsraelePasseggiando per i Padiglioni ai Giardini della Biennale di Venezia, la mia attenzione è stata attratta da un edificio basso un po’ in disparte. Sulla facciata campeggiava la scritta “Israele“, seguita da ciò che credo sia il corrispettivo in ebraico. L’edificio, inaugurato alla Biennale di Venezia del 1952, fu progettato da Zev Rechter, uno dei primi architetti israeliani ad abbracciare il linguaggio del modernismo, nello spirito del Bauhaus.
Il suo aspetto ordinato e il suo candore non facevano presagire certo cosa ci avrei trovato dentro. In effetti è stata una bella sorpresa: pareti ingiallite, un forte odore di umidità, di caffè e di muffa. Ho pensato a uno scherzo, dove diavolo son finita? Così ho cercato informazioni trovando l’indicazione della mostra: “Sun Stand Still” di Gal Weinstein.
"Sun Stand Still" di Gal WeinsteinHo continuato il percorso e salito le scale per trovarmi al piano intermedio. Sul pavimento, ricoperto di muffe accostate come tessere di un puzzle, sono rappresentati degli appezzamenti agricoli visti dall’alto. A dividerli delle linee dorate create con acqua zuccherata e fondi di caffè. Continuo a salire al primo piano e mi trovo di fronte a un immenso nuvolone fatto di agglomerati di muffa, un mostro terrificante con un grande pungiglione, o forse un cannone, che sporge oltre la sala. A dir la verità non è stata una bella sensazione, soprattutto se si considera l’effetto asma indotto per tutta la visita.
Però ne è valsa la pena soprattutto quando ho capito il senso della grande installazione site-specific dell’artista israeliano noto per i suoi lavori spesso critici della politica di Israele. E l’ho capito soprattutto leggendo un’intervista in cui risponde alla domanda su cosa vuol trasmettere al pubblico che vedrà la mostra:

Spero che al visitatore verrà voglia di toccare di più le pareti e di avere un approccio diverso al modo in cui il tempo si esprime. Spero davvero che se torneranno qui fra 4 anni e vedranno l’edificio ripulito di fresco ricorderanno lo stato desolante in cui si trovava in occasione di questa mostra.

"Sun Stand Still" di Gal WeinsteinSono d’accordo, chiunque sia entrato là dentro per questa mostra, la prossima volta che ci entrerà non potrà fare a meno di ricordarla.
Inoltre l’artista parla del tempo, dell’impossibilità di fermarlo, che è il concetto cardine di “Sun Stand Still”.
Gal Weinstein utilizza materiali costantemente modificati da agenti quali la ruggine e la muffa. Le sue installazioni mutano continuamente in un processo inarrestabile. Come quello del tempo.
La mostra si ispira dunque al desiderio tutto umano di volerlo fermare, lo dice già il titolo che richiama il miracolo biblico compiuto da Yehoshua Bin-Nun (Giosuè), capo degli israeliti. Egli, volendo vincere a tutti i costi i re di Canaan prima della notte, ordinò al sole di fermarsi, modificando così lo scorrere del tempo.
"Sun Stand Still" di Gal WeinsteinL’artista si pone dunque in maniera critica verso le icone mitiche e romantiche della memoria collettiva degli israeliani. Ogni parte della mostra si allaccia alla produzione dell’artista di oltre un decennio. Un grande progetto unitario che restituisce un’allegoria melanconica della storia sionista, una storia che contempla momenti di luce e altri di buio e distruzione.

Insomma quelle muffe avevano un senso e, ora che lo vedo distante fissato dalla fotografia, quel nuvolone armato non mi pare poi così ostile.

Curiosità: la mostra ha richiesto due mesi per la progettazione, sei per realizzare l’opera in Israele e un mese per l’allestimento a Venezia.

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