Tutto si può dire del fotografo ungherese Peter Zelei ma non che non sia una persona versatile. Farmacista di professione, ha intrapreso lavori differenti come chitarrista in un gruppo punk, operaio nei cantieri, commesso in negozi, receptionist in albergo, infermiere in ambulanza. Tutto ciò prima di assecondare la sua grande passione per la fotografia.
Nella serie che vi propongo, il fotografo ha ambientato la presenza femminile in un cantiere abbandonato di un sobborgo di Budapest. L’edificio era una struttura di cemento incompiuta destinata a un quartiere di lusso. La costruzione è iniziata nel 2007, ma il progetto è stato sospeso a causa della crisi finanziaria nel 2014, anno in cui fu realizzata la serie. Zelei era stupito dagli spazi vuoti e giganti, dalle mura intatte, in cui non c’erano assolutamente segni di rovina o presenza umana. L’intero ambiente assume per lui un significato simbolico molto forte in quanto il suo stato di abbandono non sembra avere avuto nessuna influenza da parte degli uomini. Si trova nello stadio precedente le emozioni, la vulnerabilità e il dramma. In questa ambientazione immobile e fortemente caratterizzata a livello architettonico, compaiono figure femminili che si specchiano nelle pozzanghere riflettendo il proprio mondo interiore, alcune danzano, altre hanno un piglio malinconico e riflessivo. Le enormi pareti grigie sembrano quasi una minaccia per i piccoli esseri umani, un promemoria di quanto siamo indifesi nella realtà.
Ecco le immagini, buona visione!
Link utili / Useful links:
Website | 500px | Tumblr | Behance | Instagram | Facebook fan page
Categories: Arte & curiosità dal mondo, Erotica
Questa “incompiuta” è molto suggestiva e potrebbe fungere benissimo da scenario per film, video, foto.
LikeLiked by 1 person
Purtroppo a quanto pare poi la costruzione è stata ultimata… però sì, ci starebbe!!!
LikeLike
Allora, a tra 50 anni nella rubrica “abbandoni”?
LikeLiked by 1 person
Ah ah ah spero per loro che sia ancora in piedi fra 50 anni, ma se così non fosse, la accoglierò volentieri (sempre che ci sia ancora anch’io) :)
LikeLiked by 1 person
Tra le “non rovine” il fluire nudo_vestito del femminile dona sorta di non inquietudine ma anche di non serenità, ossimori?
r.m.
LikeLiked by 1 person
Sì, lo percepisco anch’io… c’è qualcosa dietro la spensieratezza di quel rosso fra il bianco e nero delle pozzanghere…
LikeLike
fantastici questi scatti
LikeLiked by 1 person