Scopro il fotografo statunitense Alec Soth (1969) in un momento molto particolare del suo percorso artistico ed esistenziale. Sembrerebbe infatti che, dopo tutta una serie di lavori fotografici di successo, egli abbia avuto una sorta di rigetto verso la fotografia che lo ha portato a isolarsi totalmente in meditazione nella fattoria da lui acquistata nel 2015 proprio a tal scopo.
Considerato uno dei fotografi contemporanei che ha colto meglio la complessità del popolo americano, Alec Soth ha collezionato il suo primo successo nel 2004 con Sleeping by the Mississippi, una sorta di diario di viaggio lungo il famoso fiume in cui ha collezionato ritratti e particolarità delle popolazioni che lo abitano. In generale la sua fotografia è sempre introspettiva, egli riesce a cogliere l’oscuro, il non detto, la profonda solitudine che anima l’uomo americano. Da allora si son susseguite serie importanti come “Niagara” (2006), in cui si definisce sempre più il suo sguardo intimo in cui sembra partecipare alle scene catturate. I suoi soggetti non sono solo fotografati, ma stanno guardando anch’essi la fotocamera, come se stessero dialogando col fotografo stesso. In “Broken Manual” (2010) ha fotografato monaci ed eremiti in località remote, mentre in Songbook (2015) se n’è andato in giro alla ricerca di tipicità e idiosincrasie di piccole comunità locali.
Poi è successo che il fotografo ha scoperto la meditazione e il suo potere di connessione col mondo, cambiando la sua prospettiva verso la fotografia che, a suo parere, faceva il contrario allontanandolo da quell’obiettivo. “Anche se mi fa uscire nel mondo e impegnarmi,” dichiara “c’è questo pezzo di vetro, e sto fermando il tempo piuttosto che esistere nel tempo. Così mi sono tirato indietro e ho smesso di viaggiare e ho smesso di fotografare le persone“.
Alec, tuttavia, non ha smesso di fotografare del tutto, si è concentrato sulla luce e sugli oggetti della sua quotidianità.
Dopo qualche tempo, però, si è presentata un’occasione irrinunciabile: Fraenkel Gallery, la galleria che lo rappresenta a San Francisco, ha allestito uno spazio sperimentale solo per lui, in cui tenere sessioni di 90 minuti con ballerini e artisti che si fanno fotografare. In questo modo spontaneo e sperimentale, Alec ha così riscoperto interesse per la fotografia.
Da questo discorso è infatti nata “I Know How Furiously Your Heart Is Beating” (2019), la sua ultima monografia in cui è evidente un taglio diverso, più introverso, che porta lo spettatore dentro una sorta di mistero silenzioso dei soggetti che appaiono immobili nella loro più profonda intimità.
Insomma, un fotografo che indaga l’animo umano nei suoi più oscuri antri e lo fa attraverso una propria ricerca personale di tipo filosofico. Per me vince.
Ecco le immagini, buona visione!
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Inizialmente, Alec Soth non é che mi dicesse molto, non riuscivo proprio a capirlo. Col tempo invece si e trasformato in un un magnete irresistibile.
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Non lo conoscevo ma studiare il suo percorso è stato molto interessante e posso capire cosa intendi…
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interessante ma (non saprei dirti il perché) non riesce a coinvolgermi più di tanto, cmq tecnicamente molto bravo!
r.
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Sì, non è un artista facilmente fruibile… e credo che le immagini che ho fornito nell’articolo non bastino a comprendere il suo percorso. Ad ogni modo, poi gli artisti colpiscono anche in base alle proprie esperienze e a ciò che esprimono, probabilmente tu sei più sensibile verso altre poetiche ;)
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