Luogo: Venezia >> Giardini della Biennale / Arsenale
Curatore: Ralph Rugoff
Artista: Alexandra Bircken (Germania)
Dal 9 Maggio al 24 Novembre 2019
Cosa troverete: una bambola del sesso bronzea; uomini in latex nero appesi alle pareti; una motocicletta segata in due; un utero umano (con feto annesso) sotto formalina; la tuta di un motociclista spalmata sul muro a mo’ di trofeo di caccia; le mani della Merkel in posizione ambigua & more…
Ho voluto introdurre questo articolo col mio consueto “Cosa troverete” per farvi capire quanto le opere dell’artista tedesca classe 1967 Alexandra Bircken siano spiazzanti o quantomeno insolite.
ARSENALE
Su un’ampia sala di passaggio dell’Arsenale troviamo “Eskalation“, opera del 2016, che vede 40 figure umane in latex nero appese a scale e al soffitto in legno della struttura. L’opera, come si può intuire facilmente, riflette la tensione umana fra successo e fallimento, fra speranza e disperazione, offrendo una visione distopica della fine dell’umanità. Si tratta dunque di un’installazione forte che presuppone un fine da raggiungere e un prezzo da corrispondere. Insomma una visione apocalittica e ineluttabile che non lascia indifferenti.
GIARDINI DELLA BIENNALE
L’opera che più si nota nella sala dedicata all’artista nei Giardini è sicuramente “Eva” (2013), una versione bronzea, e pertanto ironica, di una bambola gonfiabile usata a fini sessuali. Essendo in bronzo, infatti, questo oggetto del sesso è impenetrabile, e pertanto inutile. Sulla stessa linea visiva, esattamente dove si trova il foro della bambolina sexy, troviamo un grande tessitura che rappresenta le mani di Angela Merkel nella loro caratteristica posizione di riposo (Merkelraute), posizione che ricorda il gesto iconico che simboleggia l’apparato sessuale femminile. Appunto.
Particolarmente inquietante è invece “Origin of the world” (2018), in cui lo spettatore è messo di fronte a un utero umano, con feto annesso, sotto formalina.
Chiudono la lista due installazioni che hanno a che fare con le due ruote. Troviamo infatti una motocicletta divisa nettamente in due e una tuta da motociclista crocifissa alla parete come se fosse la pelle di un trofeo di caccia.
Come abbiamo visto, Alexandra Bircken utilizza un’ampia gamma di materiali come il nylon, il silicio, armi e ingranaggi, lana, cuoio, rami e frutta essiccata, per comporre installazioni pungenti e non rassicuranti che mantengono il visitatore sotto tensione costante.
Quindi, per questa 58sima Biennale, da una parte troviamo l’uomo destinato a un futuro inesorabilmente infausto; dall’altra tematiche che affrontano le differenze di genere, il potere e la vulnerabilità, il rapporto uomo-macchina. Nel complesso una visione che non risulta confortante, anzi ci mette di fronte alle nostre leggerezze e ci esorta verso le nostre responsabilità.
Ecco le immagini, buona visione!
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