26 agosto 2014
Piazza Omonia, ore 15:00
Cerco di riparare al cospicuo debito di sonno obbligandomi a riaddormentarmi tutte le molteplici volte in cui mi sveglio di soprassalto dopo un sogno travagliato. La mia attività onirica in viaggio subisce regolarmente un’impennata tanto che posso dire di vivere due vite: una quella reale del viaggio, l’altra che mi riporta alla vita di sempre attraverso intrecci surreali fra ricordi e persone.
Alle 5, in uno di questi famosi ridestamenti, aggiorno l’articolo di ieri corredandolo di foto. Poi riesco a prolungare il mio sonno fino a metà mattina, mi faccio una doccia e mi butto per strada. Sinceramente non ho un piano preciso per la giornata, ho qualche idea ma nulla di pianificato. Decido di far colazione nel mio bar preferito di piazza Monastiraki. Per arrivarci scopro una strada diversa. La sensazione è che tutte le vie portino in Piazza Monastiraki. La via scelta pullula dei mille colori dei negozietti di souvenir. Vengo attratta dall’insegna di un piccolo locale dove vedo esposta della frutta fresca. Che cosa meravigliosa ti frullano la frutta di fronte preparando ogni tipo di succo. I gusti sono tanti e si possono mischiare. Scelgo un gradevolissimo Orange-Carot, domani vedremo di complicare le cose.
Betola in Piazza Omonia, ore 15:10
Raggiungo il solito bar per un espresso double, mi armo di cartina di Atene e traccio un percorso ideale per la giornata. Decido di partire da Piazza Omonia (Plateia Omonoia) che posso raggiungere a piedi da Piazza Monastiraki.
Me la prendo con comodo, passeggio alla ricerca di qualche graffito nelle vie adiacenti, mi sento come Indiana Jones alla ricerca della streetart conosciuta (e non).
Le vie sono dense di opere di writers e graffiti. Faccio qualche foto.
Intanto mi avvicino sempre più ai Mercati generali, per strada noto diverse bancarelle e una chiesa molto particolare con un giardinetto improvvisato da cui si affaccia uno strano frate.
A fianco un graffito che non posso non documentare.
Finalmente arrivo al mercato, il Kentriki Agora.
È tardi ed è quasi vuoto, perlomeno di clienti, ma decido comunque di fare un giro per le bancarelle. Inizio dalla parte dedicata alla carne chiedendo di poter fare le foto. Dei ragazzi mi assecondano e si mettono in posa.
Poi però mi faccio prendere la mano pensando a quanto preferisca gli scatti naturali soprattutto con questo soggetto e mi metto a scattare qua e là.
Purtroppo la cosa non è gradita da una delle (poche) donne addette alla vendita che mi dice:
“No photo, am I an animal? Ask first!”
Mi dispiace per me ma in questo caso la signora ha proprio ragione.
Mi scuso più volte e continuo il giro finendo fra una marea di venditori che sembrano non aver mai visto una donna e che mi accerchiano rivolgendomi espressioni che preferisco non capire ma il cui senso intuisco perfettamente. Accelero il passo e quasi scappo via uscendo dal “tunnel della molestia”.
Non mi scoraggio, il mio compito è quello di documentare e io documenterò. Le provocazioni mi possono rimbalzare addosso, è giorno e mi sento abbastanza al sicuro. Entro dunque nella sezione del pesce dove mi faccio inebriare dai colori e dai profumi di una grande varietà di quelle che diventeranno delle prelibatezze culinarie.
La reazione cambia, cioè qualcuno tenta di rivolgermi la parola ma non con insistenza.
Stavolta chiedo di poter fare le foto, vorrei mangiare oppss immortalare ogni banchetto ma mi sembra eccessivo.
C’è pure un parente della piovra di scoglio che mi son mangiata l’altro giorno. Che vi dicevo? Non fa impressione?
Esco con una grande acquolina in bocca, soprattutto scorgendo dei freschissimi scampi e delle ostriche che vorrei afferrare, correre via e mangiare dietro l’angolo. Lo so, ciò non mi fa onore, ma ho desiderato essere una ladra. Avrei potuto chiedere di assaggiare, ma, dopo quello che è successo nella carne, sono un tantino reticente a fermarmi e chiacchierare.
Esco e faccio in giro nella frutta ma senza entusiasmo. Si tratta pur sempre di vegetali e, pur sapendo che ciò mi inimica i (sempre più numerosi) vegetariani, vegani e via dicendo, io sono estremamente carnivora.
Proseguo dunque verso Piazza Omonia scorgendo qualche particolare qui e là, come, ad esempio, il miglior antifurto mai pensato dall’uomo. Il cane di questo signore, probabilmente alla ricerca del fresco, si affaccia infatti dal finestrino impedendo a qualsiasi malintenzionato di approfittare della macchina lasciata aperta.
O i piccioni che hanno colonizzato una parte di questa piazza. Un barbone sembra esserne il pastore o custode, fate voi.
Poi arrivo in Piazza Omonia che si rivela una delusione in quanto alquanto anonima e anch’essa invasa da piccioni che sembrano essere a casa loro, tranquilli, pacati e soprattutto sporchi.
Omonia significa concordia, Piazza della Concordia. Diciamo che la piazza è più che altro un punto centrale per bus, tram, taxi gialli e chioschi-bazar di souvenir e ogni tipo di oggetto.
Mi fermo a mangiare la peggiore insalata di Atene nel peggior bar di Atene col peggior (anzi inesistente) wi-fi di Atene.
Ristorante in piazza Monastiraki, ore 22:30
Ve lo voglio dire: Indiana Jones, al mio confronto, è un pischello senza esperienza. Non solo riesco nel mio obiettivo di cacciare il maggior numero di graffiti noti, ma ne scovo anche altri di artisti finora sconosciuti. Posso ritenermi soddisfatta del mio bottino e, come tutti i cacciatori che si rispettino, ho una gran voglia di appendere i miei trofei. Ma fatemi andare per ordine.
C’eravamo lasciati in piazza Omonia dove decido di andare al vicino, almeno così credevo, Museo del Gas (Technopoli Gazi).
Si tratta dell’ex centrale del gas di Gazi che, nel 1999, è stata convertita in un grande centro culturale.
Oltre al museo, che ospita mostre diverse a seconda del periodo, ci sono infatti una radio, una zona concerti e un villaggetto del gas visitabile.
Ciminiere, cisterne, gasometri e forni di distillazione dominano la scena insieme a sculture realizzate ad hoc per il centro.
L’idea di recuperare edifici inutilizzati e in semi rovina, come doveva essere questo, per farne dei centri d’arte e cultura non è nuova e a mio parere dovrebbe essere valorizzata e applicata maggiormente in patria, anche nella mia città che pullula di luoghi in cui potrebbe essere applicata.
Detto questo torniamo alla streetart… Nel percorso verso il già decantato Museo del Gas e, per essere precisi nella Panagi Tsaldari, scopro diverse opere.
Prime fra tutte quella delle “Mani in preghiera” di Pavlos Tsakonas che vi avevo anticipato in questo articolo in cui potete trovare tutte le informazioni.
La verità è che ci metto ore ad arrivare al museo perché scorgo strade, viottoli e stradine con diversi graffiti.
A parte gli scherzi, mi sento davvero una cacciatrice avente come arma la macchina fotografica. E mi si piazzano davanti una marea di prede che mi fanno venire l’adrenalina a mille. Avete presente quando a scuola la professoressa parla proprio di quell’argomento in cui siete particolarmente pronti, o forse l’unico in cui lo siete, e vi viene di alzare la mano per l’eccitazione (o per l’estremo culo che avete avuto)? Beh in quest’ottica io avevo la mano alzata per tutto il tragitto.
Mi infiltro in vie e viuzze, alcune non troppo raccomandabili ma, a mio parere, il modo migliore per non farsi notare è quello di far finta di nulla. La paura si subodora. E poi cosa mi avrebbero potuto rubare? Lo zainetto è davanti appositamente e non contiene grandi valori, solo guide della città, ma loro non lo sanno. Non sono pazza, i miei timori derivano dalle sempre più numerose notizie di furti ad Atene, e comunque non sono dei gran bei quartieri.
Ad ogni modo ho degli scambi con persone del posto e la loro presunta pericolosità mi sembra inesistente o comunque esagerata.
Il mio estremo entusiasmo è comunque giustificato: oltre alle grandi mani in preghiera, trovo dei Sonke seppur rovinati o celati da macchine. Ve li riporto in sequenza.
Poi incredibilmente, in una piazzetta dove dialogo con dei signori simpaticissimi, becco uno dei lavori di Bleep.gr, street artist esponente, con la sua crew, dell’artivismo. Quando feci l’articolo e chiesi all’artista la localizzazione delle sue opere in vista di questo viaggio, egli mi disse che non sarebbe stato facile trovare le sue opere vista la recente decisione del governo di ripulire la città dai graffiti (questione di cui ho peraltro parlato in questa sede), ma non faceva i conti con la mia curiosità che in questa città oggi sembra aver avuto un ridestamento importante.
Proprio di fronte al museo scusatemi ma mi sbrodolo… Uno dei più famosi Sonke accompagnato da graffiti di street artist importanti quali i gemelli brasiliani OS Gemeos che ho avuto la fortuna di ospitare fra le pagine del mio blog e oltre.
Insomma chi più di me potrebbe alzare la mano con questi presupposti?
Sfido chiunque ad essere più preparato…
Dopo aver superato il museo, vado alla ricerca del Centro cultilurale Melina che non troverò mai, però rimedio nientepopodimeno che “Access Control” dello street artist Ino di cui vi ho già parlato e che pare essere una sorta di simbolo della streetart di Atene. Lo dico perché, in metropolitana, ho notato delle pubblicità che lo usavano come soggetto.
A questo punto, dopo aver macinato quelli che credo chilometri e la schiena che ulula di disperazione, rinuncio a trovare il famigerato Centro culturale Melina segnato sulla mia guida. Il centro, a quanto leggo, dovrebbe essere un’ex fabbrica di cappelli trasformata in centro culturale dedicato a Melina Mercouri, attrice, cantante e grande attivista politica morta nel 1994.
Inizio comunque a dubitare della mia guida e della cartina annessa. O è forse questo, seppur chiuso?
Sulla via che provvidenzialmente trovo per il ritorno mi imbatto nel cimitero del Ceramico (Keramikos) e decido di entrarvi.
Si tratta di una delle necropoli più antiche dell’Attica risalente al Vi sec. a.C.. Qui, all’esterno delle mura, venivano sepolti i defunti.
Miracolosamente il famoso biglietto di 12 euro utilizzabile per tutto questo tipo di posti funge anche qui, quindi entro di tutto diritto.
I reperti sono molto interessanti e contemplano sia statue sia vasi e altri oggetti rinvenuti nelle tombe. Essi sono esposti in un piccolo museo.
A questo punto son distrutta e decido di tornare a casa, non prima di aver immortalato uno o due graffiti degni di nota.
Ed eccomi qui a cena nel solito ristorante di piazza Monastiraki dopo una pausa di sonno (e ahimè dei soliti sogni). Al locale ormai mi conoscono e mi tollerano col mio passare l’intero tempo a scrivere. Mi indicano la strada per il vicino quartiere Psirri che so essere popolato la notte. Mi sono meritata una birra.
Albergo, ore 2:00
Sto tornando in albergo quando mi si affianca un ragazzo e mi dà dell’Afrodite. Certo che i greci sono in vantaggio col loro armamentario di dee da utilizzare negli approcci con le turiste. Però è simpatico e mi fa sorridere. Inoltre dice di volermi fare da Cicerone in una zona che intendo visitare domani sera. Ci penso, la notte porta consiglio.
Per oggi è tutto. Buona notte e… Stay greeced!
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