“Non sapersi orientare in una città non vuol dire molto.
Ma smarrirsi in essa, come ci si smarrisce in una foresta, è una cosa tutta da imparare.”
Walter Benjamin
New York, 23 agosto 2016
East Village, ore 20:37
Giornata intensa e tante risorse video e fotografiche per cui, vista l’assenza di tempo a mia disposizione, sarò telegrafica e didascalica.
Tutto parte con i miei soliti surrogati del caffè. Ve li mostro perché sono singolari e, nonostante odi le grandi catene, in questa vacanza negli USA sto nutrendo un grande amore per Starbucks che, vista l’assenza del mio amato caffè espresso (o di quello che io intendo esso sia), mi permette di ingurgitare facilmente la mia dose odierna di caffeina. Non è lo stesso ma sono duttile e mi accontento. Ecco la mia salvezza: bevande fredde a base di caffè.
Da vera museum (e art) addicted, oggi sento il bisogno di tuffarmi nuovamente in un museo e scelgo di andare sulla sponda ovest del fiume Hudson dove sorge l’imponente struttura del Whitney Museum of American Art, progettata dall’illustre architetto italiano Renzo Piano. Si tratta del più importante museo di arte americana del XX e XXI secolo.
Nel prossimo video vi parlo della sua nascita, della sua collezione permanente e della sua fondatrice Gertrude Whitney.
Una volta dentro decido di farvi entrare con me nel museo. Seguiranno video a step con la mia presentazione, una breve carrellata di opere e qualche immagine relativa alla sezione. In alcuni video dovrete sollevare il volume perché la situazione imponeva una voce bassa per non disturbare gli altri fruitori della mostra. Enjoy!
Segue la gallery di una sala successiva in cui regna “Hollywood Africans” (1983) di Jean-Michel Basquiat.
Dalla terrazza, come potete vedere nel video, si può godere del panorama sul Meatpacking District, zona industriale su cui sorge il museo. Nella foto che segue, ben integrato nell’ambiente circostante, spunta l’opera piuttosto nota di JR artist, uno street artist che è stato più volte ospite di questo blog.
Ecco video e gallery del piano successivo. L’entusiasmo cresce, il museo è una continua scoperta di artisti e opere noti e meno noti accomunati da un certo gusto coincidente con il mio. Sono in un brodo di giuggiole, lo ammetto. Ecco video e foto.
E infine me alle prese con “A woman in the sun” (1961) di Edward Hopper.
Ci sono due mostre temporanee che vi voglio mostrare prima di andar via: una è quella del pittore Stuart Davis dal titolo “In Full Swing“; l’altra del fotografo Danny Lyon dal titolo “Message to the future“. Ecco i video.
Mi trovo nella terrazza del museo e dall’alto posso scorgere parte della mia seconda destinazione odierna, l’High Line, un parco pubblico sopraelevato ricavato da una vecchia galleria in disuso. Decido di fare il video da qui sopra per mostrarvelo dall’alto così che vi facciate un’idea. Non è bellissimo?
Scendo e vi entro. L’aria è guarnita di un sole carezzevole e mi lascio trasportare dalla pace intensa che il luogo trasmette. Ho fatto qualche foto per voi.
Sulla via del rientro posso finalmente ammirare l’opera finita di Logan Hicks dal titolo “Story of my life – Bowery wall 2016” che abbiamo seguito giorno dopo giorno. Enjoy e a domani.
“Il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l’imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile.”
Woody Allen daily pill
Stay NYed!
splendida tappa!
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Sì, devo ammettere che ha superato le mie aspettative!
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Mi ha sempre incuriosito The High Line, la prossima volta non me la faccio scappare ;)
Buona NY
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Devi!!!
Grazie Lilly :)
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Very good expose on the Whitney, I visit through your eyes!
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I’m very happy for that. Enjoy!
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L’ha ribloggato su l'eta' della innocenza.
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Sono colpio dalla signora, un vero monumento alla massaia americana. Le manca la TV Philco e poi sarebbe da ola. Caspita… si diceva del docufilm?? Stai girando materiale per ore. :D
…che mi sto guardando tutto.
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Ahahah sì, hai detto bene, la classica massaia americana! Docufilm magari no ma mi son divertita a diversificare i diari. Spero che ti stia piacendo!
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Un sacco. In effetti sto anche giocando al gioco “approfondisci il riferimento”… mi rendo conto che è un lavoro grande, ma in questi giorni riempio così il mio tempo libero.
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Beh ci sta, son contenta di averti dato degli stimoli allora ;)
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Oh sì!! hai generato l’effetto valanga con NY!
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:)
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