Vi ho già parlato di Isabelle Chapuis a proposito del lavoro “The Blossom Project” realizzato in collaborazione con Alexis Pichot.
Stavolta, invece, parliamo solo di lei e della sua nuova serie “Anitya“. Questa parola non è nuova per chi conosce bene il buddismo, rappresenta infatti un’ideologia tradotta comunemente come impermanenza. Secondo questo principio, tutta l’esistenza è evanescente e, per raggiungere l’illuminazione, è necessario accettare tale transitorietà.
Il lavoro di Isabelle Chapuis è da sempre rivolto verso il concetto di umanità. Nelle sue narrazioni visive emerge sempre un collegamento col mondo sia esterno che interno. In questo caso, il collegamento con l’evanescenza di cui sopra, è rappresentato in forma allegorica dalla sabbia e dal mare.
Ecco cosa dichiara: “La sabbia evoca l’individualità umana. Dall’infinitamente grande all’immensamente piccolo, tutti uguali ma tutti unici. Nei suoi grappoli, diventa abbondanza; nella sua leggerezza, scorre fluidamente sulla pelle. È simbolo di tutte le possibilità, la sabbia porta in sé la promessa di un cambiamento eterno, immagina un orizzonte senza fine“.
Ecco le immagini, buona visione!
LINK UTILI:
Isabelle Chapuis in questo blog | Website | Instagram | Facebook
che bella/interessante ricerca!
r.m.
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;)
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Avrà letto “Il libro di sabbia” di Borges.
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Eh!!!
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Che immagini potenti, stupendo lavoro
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Sì…
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