Sono a Berchidda, è assodato. Fin qui niente di strano… Fino a ieri… Poi ti svegli e senti che c’è qualcosa di diverso. All’inizio è solo una lieve impressione, ma poi cresce man mano che la giornata va avanti. Ad incrementare questo senso di estraneità verso il mondo, il programma della giornata, a partire dal concerto delle 18. Stavolta ci consultiamo prima della partenza e, seppure in tremendo ritardo, riusciamo ad imboccare la giusta direzione verso Tula, destinazione Centrale Eolica.
Fin dalla strada si vedono le enormi pale girare con un’inquietante regolarità nelle montagne sovrastanti il paese. Superiamo quello che scopro essere il lago Coghinas e il centro abitato, fino ad imboccare la strada verso la centrale. Il paesaggio ricorda quello di qualsiasi strada di montagna, se non fosse che poco dopo compaiono quelli che ho ribattezzato i mostri eolici di Tula. Sarà che non avevo mai visto quei giganti elicoidali, ma la sensazione di averli così vicini ed imponenti, unita alla meccanicità maniacale dei loro movimenti, mi ha trasmesso uno strano senso di paura, o comunque di inquietudine, quella strana sensazione che ti prende quando ti scontri col sublime nell’accorta consapevolezza della tua piccolezza e nullità rispetto a qualcosa che si rivela più grande, più forte, e piú potente.
Scendiamo dalla macchina e questa sensazione viene amplificata da un sinistro sibilo scaturente da quegli strani esseri. Mi faccio piccola piccola e, in questa dimensione da inizio del mondo, calma piatta e giramento sordo di pale enormi, seguo l’onda di gente in silenzio come ipnotizzata. E’ come se sentissi una forza sconosciuta che spinge me e tutte quelle persone verso un centro votivo. In quel momento vedo Asimov curvo sul foglio a cercare ispirazione per la sua Fondazione e ad immaginare il primo stadio dell’uomo con il mondo nascente e l’esigenza tutta umana di riempire il suo vuoto esistenziale con dei feticci religiosi.
La mia sensazione si rivela giusta quando arrivo a destinazione e sento una musica celestiale originarsi dallo strimpellamento feroce che una sorta di santone, di nome Antonello Salis, opera su un pianoforte prima e una fisarmonica dopo… Il pubblico è immobile, come rapito, in contemplata bellezza di quella furia della natura. Un ritorno alle origini, alla propria essenza primitiva, al rapporto puro con la propria terra. Rimango in estasi così come tutti gli altri, mi piego alla forza bruta di quelle note che si alzano decise fra le montagne e vengono trascinate via dal moto ripetitivo dei mostri tulesi che, con le loro pale tentacolate, le trasformano in energia e la trattengono per sempre nei loro misteriosi serbatoi musicali.
La sensazione di ritorno alle origini o di influenze, seppure inconsapevoli, di tipo extraterrestre, è confermata dal primo concerto serale con Maria Pia De Vito e il suo “Roden Crater Project”. Il tema del suo lavoro deriva da un’opera allestita all’interno del cono di un vulcano estinto nel Painted Desert, un cratere che si trova in Arizona e scaturisce dagli studi/sperimentazioni dell’artista americano James Turrell. Alle immagini che si alternano nel palco che vedono corpi celesti, buchi neri, dimensioni psichedeliche e parallele e un grande occhio che guarda l’universo, si uniscono i suoi gorgheggi e la sua incredibile voce accompagnata da altrettanto cupi e primordiali suoni, che riempiono la notte berchiddese, già colma di stelle, in una ipotetica ambientazione da sbarco di alieni.
Ma è solo quando salgono sul palco Omar Sosa con l’indiano Trilok Gurtu e Paolo Fresu che mi convinco di questa teoria. Sono di certo degli esseri extra terrestri. Ciò che scaturisce dai loro strumenti supera di gran lunga ciò che un essere umano sarebbe in grado di produrre, ma anche di immaginare. Sto lì, consapevole ma vinta, disposta a rinunciare alla libertà del mondo pur di godere ancora di quella linfa vitale, dell’unica cosa che può dar senso alla mia identificazione metafisica del godimento esistenziale…
Quindi oggi niente gossip, niente Soriga che mi cita nel suo diario come “una tipa con un blog”, niente tornei campali di biliardino con gente nettamente più forte a rischio accoltellamento, niente Tore Piga con uno strato di cotone sulle Hogan camuffate da Asics che si avvicina al tavolo di Soriga per dargli, con queste chicche che sanno di paranormale, nuove fonti di ispirazione. Niente preti spretati grandi appassionati del Cagliari Calcio, talmente tifosi da sostenere di andare al Sant’Elia nonostante Cellino abbia spostato le partite a Trieste.
Poi domani è un altro giorno, chi se ne importa… Domani torno coi piedi per terra, ma oggi… oggi fatemi vivere questa astrazione extrasensoriale, questa dimensione da sogno, fatemi stare nella mia Odissea su Berchidda…
Stay JAZZED!
To be continued…
LINK UTILI:
Antonello Salis – Sito web
Maria Pia De Vito – Sito web
Paolo Fresu – Sito web
Omar Sosa – Sito web
Trilok Gurtu – Sito web
Time in jazz – Sito web
Tafter – Sito web
Credits:
Foto (C)2012 Marilena Riello – Blog | Flickr
Video di Brabs – Canale Youtube
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