“New York era un luogo inesauribile, un labirinto di passi senza fine: e per quanto la esplorasse, arrivando a conoscerne a fondo strade e quartieri, la città lo lasciava sempre con la sensazione di essersi perduto.”
Paul Auster
New York, 18 agosto 2016
Columbus Park – Chinatown, ore 13:44
Eccomi, sono una donna nuova. Non che abbia dormito tanto, anzi… però stamattina mi son svegliata con uno spirito rinnovato e un’immensa voglia di divorare la città. Vi parlo da una panchina al centro del Columbus Park a Chinatown mentre una cinese, il cui maggior pregio non è l’altezza, e a dirla tutta neanche la voce, si diletta nel canto. Però è un personaggio da non sottovalutare che ha il potere di proiettarti dritto dritto nelle tiepide atmosfere cinesi. E comunque non è la sola a cantare. Male.
Ma partiamo dal principio. Dopo una bella doccia riparatrice, sento un amico che qui a Manhattan ha un locale, l’Epistrophy, che mi chiede di passare a salutarlo e a prendere un caffè. Mi sposto a piedi, il mio appartamento sta nell’East Village e il locale si trova proprio sopra Little Italy, quartiere che avevo giusto intenzione di visitare oggi. Vista la sfacchinata del viaggio, ho infatti deciso di fare un itinerario a piedi fra i quartieri tipici di Lower Manhattan.
Nella strada che mi porta all’Epistrophy, mi capita un episodio che non posso esimermi dal raccontarvi. Cartina alla mano, cerco di capire come arrivare al locale. Incrocio un tipo di colore sui 20 anni grassoccio e con lo sguardo non proprio amichevole. La mia attenzione viene attirata da uno strano oggetto nel suo folto cespuglio di capelli ricci. Scopro che si tratta di un pettinino conficcato e, mentre cerco di dissimulare una risata, lui si avvicina per aiutarmi con la cartina nonostante non gli abbia chiesto nulla. A dispetto del suo aspetto, è gentilissimo. Gli regalo uno dei miei migliori sorrisi e dimentico il pettinino, ancor più quando Nicola mi dice che è abitudine diffusa. Ogni tanto si pettinano, mi dice, e, invece di riporlo, lo lasciano lì. In effetti è comodo e di certo non rischiano di perderlo vista la fitta giungla di capelli. Non fa una grinza. Se mi ricapita di vederne uno ve lo fotografo, stavolta non potevo, il ragazzone mi ha conquistata con la sua gentilezza impedendomi di infierire su quello che alla fin fine è solo un simpatico vezzo legato alle implicazioni genetiche della sua razza.
Nicola mi accoglie col suo grande sorriso e un’abbronzatura che puzza ancora della Sardegna appena lasciata.
Mi fa un delizioso cappuccino mentre mi presenta Enrico e il resto dello staff. Passerò ancora per di qua. È una sensazione strana sentirsi a casa a New York, rivedere gli amici ma soprattutto trovare il brasato al cannonau e altre pietanze sarde nel menù. Devo ammettere di sentirmi positiva e solare, la giornata è iniziata con una bella energia.
Vado via dall’Epistrophy e mi inoltro a Little Italy, il famoso quartiere legato alla Mafia.
Ve ne parlo nel prossimo video targato “Brabs speaking“, una novità di questi diari di viaggio transatlantici. Non aspettatevi grandi cose e apprezzate l’impegno. Ma soprattutto non ridete, sono prove, tutto da perfezionare.
A Little Italy scopro alcuni murali interessanti che ovviamente vi allego.
Proseguo dritta e Little Italy sembra fondersi e confondersi con la seconda meta del mio percorso: Chinatown.
Mi fermo a scrivere. Quando sono arrivata al Columbus Park, luogo ove mi trovo, la panchina in cui mi sono accomodata è vuota. Nell’oretta circa impiegata per scrivere queste righe, vengo circondata da cinesi sulla cinquantina che giocano a uno strano gioco da tavolo che poi scopro essere gli scacchi cinesi. Intanto i turisti si fermano e ci osservano. Probabilmente si chiedono cosa ci faccia una turista spagnola (oggi altri due) ultra tecnologica, visto l’equipaggiamento da battaglia, fra un manipolo di vecchi cinesi urlanti che giocano a scacchi. Io mi sento integrata, mi diverto a guardare i turisti con noncuranza, facendo finta di non capire il loro stupore. Credo che anche i cinesi si chiedano perché non mi sia ancora alzata visto che continuo a scrivere imperterrita nonostante le loro urla, ma lo nascondono meglio, e forse sto pure loro simpatica visto che il giocatore al mio fianco mi chiede da dove vengo. “Italy”, rispondo. “Ah, Italy, Rome…”, dice lui. “No, Italy Sardinia!”, replico. Ma mi ha già mollato, è già ripassato al suo gioco e ha già ripreso a urlarmi nelle orecchie. Vorrei aggiungere di consigliare alla cantante simil-nana, con la sua incessante cantilena, di cambiare mestiere ma temo di non essere opportuna. O che non mi sentano. A meno che non usi un megafono.
Decido di dirigermi verso la Confucius Placa dove si trova la statua bronzea di Confucio per realizzare il secondo video della giornata.
Il sole si fa sentire, soprattutto perché quella che vedete è la terza versione, tutte effettuate sotto i suoi raggi cocenti. Eccola, sempre da perfezionare ma mi sto divertendo assai, sappiatelo.
Epistrophy Cafè, ore 17:30
Sapete quelle persone, di cui peraltro mi lamento di continuo, che possiedono la divertentissima capacità di non imparare dagli errori? Si sforzano, vorrebbero porre rimedio a questo loro disagio ma, nonostante ce la mettano tutta, proprio non ce la fanno? Ebbene, credo ne sia affetta la stessa blogger di cui vi ho già parlato, se no non si spiegherebbe il perché, dopo esser stata beffamente impollata l’anno scorso a Vienna pagando a peso d’oro sacher e cappuccino nel luogo più sputtanato della capitale austriaca, oggi sia andata a Little Italy a prendere un espresso di infima qualità con gli stessi risultati? Non voglio darle addosso per cui non approfondiamo ancora una volta le ragioni di questa scelta. Vediamola solo litigare coi tizi del locale per poi essere costretta a cambiare dollari e, nel frattempo, scoprire di aver le mani completamente ricoperte di inchiostro nero a causa del non proprio provvidenziale scoppio di una penna, peraltro la sua preferita, nello zainetto. Il dramma è tuttavia attutito dalla circoscrizione del danno a un unico taschino. Come sostiene il suo guru di sempre, Pollyanna, non importa che esso fosse l’unico taschino adatto a custodire il portafogli e che la maglietta bianca porti indelebilmente i segni dell’incidente. L’importante è essere qui, grintosi, seppur sporchi e inaspriti verso gli italioti nel mondo, a poterlo raccontare. Giusto?
East Village, ore 23:53
Concludo con un’ultima passeggiata di ritorno all’appartamento che, per una patita di street art come la sottoscritta, equivale a una mandria di bufali claudicanti per un leone appena uscito da una dieta forzata. Iniziamo con un antipasto ricercato, un artista che non conoscevo. Il suo nome è Logan Hicks e sta realizzando un lavoro dal titolo “Story of my life – Bowery wall 2016“. I pannelli che vedete a rilievo sono quelli utilizzati per lo stencil. Mi fermo con i suoi assistenti che mi passano i materiali. Si tratta dell’anniversario dei 10 anni dell’artista a New York che egli ha voluto festeggiare con una grande opera che rappresenta le persone incontrate, la crescita di suo figlio che allora era appena nato e tutto ciò che questa città gli ha regalato. Il lavoro sarà completato domenica, mi dicono, e io ripasserò a documentarlo. Questo è lo stato attuale.
Passiamo al piatto forte del pasto leonino con un meraviglioso pezzo dei gemelli brasiliani Os Gemeos di cui vi ho parlato più volte su questo blog e altrove, che non credo abbia bisogno di presentazioni. Eccolo.
A seguire alcune opere che hanno intersecato il mio proficuo cammino verso casa.
Scusate ma l’ennesimo tipo accappottato ve lo devo riportare, non sarebbe un reportage completo.
Noi ci ritroviamo domani con nuovi aggiornamenti.
“La bocca è quell’organo sessuale che alcuni depravati utilizzano per parlare.”
(Woody Allen)
Stay NYed!
Da invidia!!!!! Ti sei portata qualcosa che la rimandi al mittente????
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Ahahah no, dai… io spero che tutti possano fare questa esperienza e che prima o poi la mia sia da spunto a qualcuno per orientarsi in questa (meravigliosa) giungla. 1Love!
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L’ha ribloggato su l'eta' della innocenza.
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Ne macchia più la penna che la spada…! :D
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Ahahah giusto :)
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Sono impaziente di leggere cosa farai tra poco! :) Se non conto male le ore da te è mattina, quindi hai quasi tutta la giornata davanti.
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Eh sì, abbiamo sei ore di differenza, adesso qui è pomeriggio e io cazzeggio amabilmente sotto un albero a Central Park ;)
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Il cazzeggio amabile è il migliore!! Il vero dolce-far-nulla.
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