
Photo Credits: Tara Winstead (Instagram)
[Raccolgo e rielaboro storie di vita e/o episodi tortuosi/virtuosi. Qualsiasi cosa ecciti la mia vena narrativa.]
PRIMO CAPITOLO – L’atterraggio dei Venusiani
Provengo da un paese dove un tizio ha fatto credere all’intera comunità che di lì a poco sarebbero atterrati gli extraterrestri. Tutti gli abitanti, eccetto pochi illuminati che non avevano mangiato creduloneria a colazione, si prepararono ad accogliere l’agognato avvento.
Il santone improvvisato, la cui origine napoletana avrebbe dovuto far presagire la figura di merda intergalattica che li avrebbe segnati per l’eternità, radunò i suoi nuovi proseliti nella spiaggia del paese, luogo scelto dai “venusiani” per lo sbarco. Il radiotecnico partenopeo, infatti, asseriva di essere in contatto radio con gli abitanti di Venere e li descriveva come esseri bellissimi, alti due metri, coi capelli biondi e lunghi. Poi vai a capire come, attraverso un contatto radio, potesse tratteggiarne l’aspetto fisico con tanta dovizia di particolari. A quei tempi non esistevano manco Internet e i telefonini, al massimo gli potevano aver mandato un fax ingiallito dagli anni luce o una raccomandata con ricevuta di ritorno nel prossimo secolo. L’alternativa è che gli alieni, sicuramente in fissa per qualche soap opera svedese, fossero talmente narcisi da descriversi come adoni irresistibili.
Qualunque fosse il motivo per cui gli abitanti del paese accettarono acriticamente questa storiella, essa parve tanto verosimile che si sparse la voce e arrivarono pullman da tutta la regione carichi di fedeli in pellegrinaggio.
Il problema fu che, non solo non si vide nessun belloccio oblungo e antennato, ma si persero anche le tracce del tizio che ne aveva annunciato l’arrivo. E pure dei fondi raccolti per la preparazione dell’imperdibile evento.
I miei compaesani tendono a non voler parlare di questa storia, anzi la negano. Prima dell’avvento di Google, in cui si trova anche relativo articolo di giornale (pdf), questo sciagurato evento era una leggenda sbiadita che si tramandava di nascosto, nessuno la doveva nominare se non sottovoce e meglio se in presenza di un avvocato. In effetti credo che il mio coming out avrà delle serie ripercussioni sulla loro già risicata accettazione della mia presenza nella loro rispettabile cittadina. Mi consola il fatto che, già da tempo, il destino mi abbia allontanata dalla loro scarsa propensione verso l’autoironia. Spero che un giorno riusciranno a perdonarmi, come ho fatto io con loro per questa grave mancanza.
Continua…
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Categories: PsaicoDrammi, Psicologia da cazzeggio, Racconti, Schizzi saltuari, Scleri personali
quando c’è il genio…
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Ah ah ah
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Una superba mandrakata
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