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Memorie critiche – La rivincita della Natura [8]

Photo by Cottonbro studio

Photo Credits: Cottonbro studio

OTTAVO CAPITOLO – La rivincita della Natura

Anche formiche e insetti erano vittime delle cattiverie dei piccoli selvaggi che sabotavano formicai, catturavano farfalle, coccinelle, persino cavallette giganti. Organizzavano gare di lumache e bruchi. Questi ultimi, che soggiornavano in una profumatissima pianta di ginestre selvatiche, venivano sistemati ai blocchi di partenza e gli si spiegava che, per aver salva la vita, dovevano correre fino a un punto determinato, solitamente della distanza di mezzo metro circa. Poi si faceva partire la gara. Ovviamente quegli esseri primitivi se ne fottevano delle traiettorie e correvano ovunque senza criterio, dovevi stargli appresso reindirizzandoli di continuo. Alcuni morivano valorosamente durante la competizione e venivano prontamente rimpiazzati da consimili più prestanti.
Vista la lentezza esasperante e la scarsa disciplina dei piccoli esseri striscianti, il gioco non ebbe grande successo: la competizione si teneva solo una volta a stagione, quando comparivano i primi bruchi, poi questi venivano abbandonati alle loro vite indisciplinate da invertebrati.

Comunque la natura ci restituì tutto con gli interessi, fra punture di insetti, orziadas urticanti attaccate alle chiappe, ringhiate di cani randagi e attacchi di galline inferocite che ti sfregiano il viso per sempre. Quest’ultimo episodio è uno di quelli che più ricordo, soprattutto quando mi guardo allo specchio la mattina.

Un altro dei nostri sadici passatempi, infatti, era quello di ritardare il riposo delle amiche galline creando un po’ di gaia baldoria nel pollaio. Questi animali, come è noto, hanno la geriatrica abitudine di ritirarsi nelle loro stanze molto presto la sera, intorno al tramonto. Le loro esistenze, gravate da un cervello della grandezza di un nocciolo, ai nostri occhi erano tristi e ripetitive con quel loro beccare e “coccodeare” continui. L’unico contatto che avevamo con loro si basava sul ritiro delle uova, compito assegnatoci dagli adulti quando erano stanchi di averci fra i piedi e volevano occuparci in qualche modo. Oltre al dribbling fra gli escrementi, non succedeva mai nulla di avventuroso, pericoloso e stimolante. L’unica cosa che attraeva morbosamente la nostra attenzione era questo loro puntuale e ordinato ritirarsi nella stanzetta deputata al riposo. In quel momento i coccodè cessavano e nel pollaio regnava un silenzio inquietante. Ci affacciavamo spesso a osservarle, tutte composte e appollaiate in file ordinate, finché un giorno ci venne in mente di misurare la pesantezza del loro sonno lanciandogli addosso della ghiaia. All’improvviso il silenzio si ruppe sostituito da fragorosi battiti d’ali. Spaventate, volavano in tutte le direzioni dentro la stanzetta e fuori dall’ingresso che rappresentava il nostro riparo. Per evitare che ci saltassero addosso, infatti, sferravamo l’attacco e ci nascondevamo dietro il muro, ridendo della nostra cinica malefatta.

L’avveniristico esperimento sulla fase Rem dei volatili si ripeté un paio di volte suscitando nei bipedi la stessa reazione, seppure più moderata. Al quarto tentativo, però, stranamente non ci fu nessun battito d’ali. Cos’era successo? Si erano addormentate più profondamente o erano stanche di farci da cavie e volevano vendicarsi? A posteriori opterei per la seconda ipotesi visto che, indignata per questo irriverente comportamento, mi affacciai a controllare e, in quel preciso istante, una gallina volò nella mia direzione. L’impatto fu fatale per la mia guancia perché il suo artiglio malefico vi si conficcò attraversandola per metà. Col viso cosparso di sangue, come nei peggiori film horror, scappai a piangere da mia madre la quale, non approvando le mie gesta, mi punì con la sua arma del terrore: l’alcol iodato. Devo ammettere che questo rimedio, nonostante non abbia potuto cancellare del tutto l’infame sfregio, evitò che la finissi sfigurata per il resto dei miei giorni, ma quanto bruciò…
Fu lì che imparammo un’importante lezione: le galline sono stronze.

Continua…

Photo Credits: Cottonbro studio

INDICE:

[Raccolgo e rielaboro storie di vita e/o episodi tortuosi/virtuosi. Qualsiasi cosa ecciti la mia vena narrativa.]

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