Non si vive solo di jazz, anche se qualcuno sostiene di poterlo fare. Per cui, dopo due giorni di panadine “a scoppio”, ho deciso di fare la telefonatina di rito di quando mi trovo da queste parti: “Pronto? Diddy cara? Sto morendo di fame… Qui a Berchidda non mi danno da mangiare!”. Non era vero, a Berchidda si mangia, e pure bene, ma bisogna pure ingegnarsi ed utilizzare le giuste tecniche per scroccare un pasto caldo… “O poverina, la finirai deperita, perché non vieni a pranzo qui a casa? ti cucino tutto quello che vuoi, anzi cosa preferisci? Carne o pesce?”.
Lo sapevo, nessuno resiste al mio grande charme quando elemosino un pranzo… “Fai tu zia, tanto i miei gusti li conosci…”
Ed è così che la scelta è ricaduta su un bel banchetto di pesce, che, assaporato di fronte all’imponente isolone di Tavolara, ha sempre il suo perché. Quindi un lieve stacco dal festival, un approdo in famiglia, che la domenica poi dai diciamocelo è un toccasana…
Abolito il vegetariano, anche e soprattutto dopo il racconto sentito la notte prima. Allungando le orecchie da pettegola quale ritengo orgogliosamente di essere, ho captato infatti il simpatico aneddoto al tavolo a fianco al mio. Si raccontava di un matrimonio vegetariano, in cui gli sposi hanno imposto ai loro ospiti la loro incresciosa scelta e in cui la persona che raccontava ha finito per mangiarsi il bouchet della sposa… Alla mia domanda da infiltrata: “Quale losca motivazione ti ha portato a compiere un gesto di tale stravaganza psico-comportamentale?”, oltre ad un simpatico: “Ma tu che vuoi? stai origliando?”, ho anche ricevuto le dovute spiegazioni, seppure contestabili, che “Beh siccome il
pranzo era tutto vegetariano, mi sembrava giusto, visto che avevo ancora fame, mangiarmi l’unica cosa rimasta…”.
Comunque, pensandoci a posteriori, la cosa non mi ha stupito troppo, vista la disinvoltura con cui quella stessa persona ha barattato un bacio con l’ingurgitamento di un bicchierino pieno zeppo di olio, ma per un “Marrano” cosa non si è disposti a fare, soprattutto se dotati del tipico “balentismo” sardo…
A parte questa breve parentesi sulle stramberie raccolte in giornata, e dopo il rinpinguamento di cibo assunto in quel di Porto San Paolo, l’inevitabile crisi d’astinenza da Jazz si è manifestata. Ragion per cui, abbiamo caricato baracca e burattini e ci siamo dirette nuovamente verso Berchidda per affrontare una splendida serata in compagnia prima della Funky Jazz Orchestra, che ci accompagnerà ogni giorno fino alla fine del festival per le vie del paese. Successivamente è stata la volta di uno dei nomi di punta del Time in Jazz 2012:
Bill Frisell e la sua rivisitazione dei brani più famosi dei Beatles. Concerto, bis e ter e, se fosse stato per il pubblico, saremmo rimasti lì anche tutta la notte, ma poi il concerto ha avuto fine per dare spazio al diario dissacrante di Flavio Soriga e alla banda del paese, la “Bernardo De Muro”, diretta da Luciano Demuru.
Stay JAZZED!
To be continued…
LINK UTILI:
Bill Frisell – Sito web
Paolo Fresu – Sito web
Articolo Tafter.it – E fuoco sia… per i venticinque anni del Time in Jazz
Time in jazz – Sito web
Tafter – Sito web
Credits:
Foto (C)2012 Marilena Riello – Blog | Flickr
Video di Brabs – Canale Youtube
RISORSE DISPONIBILI: