Ho sempre nutrito un dignitoso, persistente e viscerale odio verso quella deliziosa personcina di Adolf Hitler. Sin dall’epoca del liceo in cui studiavo sul mitico Guarracino con una compagna di classe, mi infuriavo mentre leggevo delle sue gesta e lei mi rimproverava dicendo: “Ma scusa, è già successo, che ti arrabbi a fare?“. A quel punto, me la prendevo anche con lei, insensibile e poco empatica verso le ingiustizie del mondo e finiva sempre in una litigata. Ora che sono diventata grande (?), devo dire che le cose non sono cambiate per niente. Quell’odio è rimasto tale e quale ad allora, e non credo si placherà mai…
Questa premessa serve a far capire quanto abbia gioito e mi sia sentita bene quando mi è capitato di scovare un’allegra storiella, che di allegro ha ben poco a ben pensarci, ma sicuramente copre di ridicolo il caro Adolf: la temutissima Operazione Pastorius.
La farò semplice per non tediarvi con lunghissime divagazioni storiche e perché so che siete preparati in materia. Ad ogni modo, se non lo siete, avete sempre una grande arma tra le mani: potete documentarvi!
Siamo nella seconda metà degli anni 30. Gli Stati Uniti non avevano ancora preso parte alla guerra, ma Hitler temeva che succedesse, anzi ne era sicuro visto com’era andata nel primo conflitto, per cui gli serviva gente infiltrata negli States che reperisse informazioni. Già da anni l’Abwehr (il servizio d’intelligence militare tedesco) aveva delle spie, reclutate fra gli immigrati di origine tedesca. La cosa non funzionò perché la maggioranza di loro era fedele al nuovo paese che li aveva accolti e risparmiati ad un triste destino di miseria.
La necessità di uno spionaggio decente si fece sempre più urgente con l’entrata in guerra degli USA nel 1941. La Germania aveva assoluto bisogno di sapere quali fossero i piani del grande colosso, e soprattutto di validi agenti che agissero in loco con azioni di disturbo, quali distruzioni di tunnel, ponti, fabbriche belliche, centrali elettriche, convogli ferroviari, infrastrutture di vario genere, e per finire (ovviamente) imprese di proprietà ebrea.
Si decise di diversificare il tipo di spie, selezionandole fra i tedeschi (che avevano vissuto comunque negli Stati Uniti) ed inviandole negli States con azioni di sabotaggio “mordi e fuggi”. Voi penserete: ci vorrebbe un esercito per fare quello che lui voleva fare. E invece no… Furono scelti 8 uomini con nessuna esperienza in operazioni di intelligence e furono addestrati per il lunghissimo periodo di 18 giorni a Quenzsee, una città vicina a Berlino. Fu loro impartito un corso intensivo di sabotaggio in cui impararono a far detonare le bombe, le basi del combattimento corpo a corpo e altre sofisticatissime nozioni di spionaggio. Ne uscirono degli spietati 007, pronti ad immolarsi per la causa.
Tutto era pronto, quando nel giugno del 1942, essi furono divisi in due squadre da 4 e spediti, con due sommergibili, uno in Florida ed il secondo a New York. Il primo era un U-548 comandato da tal Edward Kerling, il secondo un U-202 al cui comando si trovava quello che poi diventerà il mio eroe: George John Dasch. Partiamo dunque da questo mattissimo quartetto di temibili agenti dei servizi segreti nazisti che si avvicinò a New York. Successe il primo imprevisto: non si capisce perché, viste le sue grandi capacità nel campo, il capitano Hans-Heinz Lindner, mentre si avvicinava a Long Island, calcolò male l’altezza dell’acqua e si arenò in una secca. Ciò succedeva a 200 metri dalla riva, per cui le machine avrebbero potuto vedere il sommergibile riemerso. Ma non successe perché, non si capisce come (forse a spinte?), riuscirono a disincagliarsi, fare dietrofront e immergersi nuovamente nell’oceano, come se niente fosse.
Decisero così di farsi la traversata con un gommone, ma Dasch rischiò di annegare e fu ripescato da John Cullen, un ragazzo della Guardia Costiera, a cui disse che era un pescatore, ma quest’ultimo, pur essendo giovane ed inesperto, non ci credette. Evidentemente Dasch non era questo gran portento come attore, per cui cercò di comprarselo offrendogli 260 dollari in cambio del suo silenzio. Il tizio, che scemo non era, accettò, ma poi spifferò tutto ai suoi che, cercando là attorno, trovarono, sepolte nella sabbia, cariche di dinamite e le divise tedesche che si erano portati furbescamente appresso.
Intanto però i quattro erano riusciti ad arrivare a New York, ma inspiegabilmente Dasch ed un altro decisero di consegnarsi. All’inizio le autorità non gli credettero, nonostante Dasch avesse mostrato loro i piani dell’operazione scritti con inchiostro trasparente. Forse ritenevano impossibile che una spia nazista fosse così ridicola e imbranata? Comunque alla fine si convinsero, ma solo quando i due traditori mostrarono loro l’enorme quantitativo di contanti che si portavano appresso. A quel punto il mio eroe spifferò tutti i dettagli dell’argutissimo piano, facendo crollare anche l’altra azione, quella dell’altro sottomarino, del povero Kerling che fu condannato a morte insieme a tutti gli altri. Si salvarono solo Dasch e l’altro che l’aveva seguito, ma furono condannati a 30 anni di carcere.
Ma non è finita qui per la spia più fedele e patriottica di sempre. I due furono rispediti in Germania nel 1948. Ovviamente i tedeschi non gradirono il modo in cui Dasch aveva gestito l’azione, per cui non lo accolsero a braccia aperte. Tra l’altro questi non poteva nemmeno tornare negli USA perché glielo avevano vietato, quindi passò lunghissimi anni, chino sulla scrivania e piagnuccolante, a implorare gli Stati Uniti di farlo tornare. Ma gli americani furono irremovibili. Non gli restò che trasferirsi in Svizzera e, resosi ormai conto che la carriera da 007 non faceva per lui, ci riprovò come scrittore, partorendo il libro “Otto spie contro l’America“…
Insomma una gran bella azione di intelligence che, se sommata alle diverse altre fallimentari quali fantomatici progetti su aerei che dovevano attraversare l’atlantico (Messerschmitt Me 264), o l’uso delle cosiddette “armi miracolose” coi “Missili America” (A-9/A-10), o l’ipotesi dei sottomarini trainanti missili V-2, delineano lo spionaggio internazionale tedesco negli States come abbastanza improvvisato. Come improvvisate erano le nostre spie ed il povero Dasch, vittima di uno scherzo della storia…
FONTI:
- Articolo dello Spiegel
- Target America: Hitler’s plan to attack the United States, libro disponibile online
- Attacchi sul Nord America durante la seconda guerra mondiale / Operazione Pastorius, wikipedia
- Articolo su Il Post
Categories: Racconti, Stories from History
Fortunatamente, per molti versi, tutta l’allegra brigata, in mano ad un tizio che andava avanti ad anfetamine e non dormiva da anni, spesso era composta da perfetti, pignoli… cialtroni.
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???
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Secondo me tutta la macchina bellica tedesca era sì, precisa, fatta da perfettini, pignolissimi, da persone ligissime… Ma anche da personaggi con poca visione di insieme e spesso, nelle fila dei regimi, vanno avanti non quelli davvero bravi ma i cialtroni-precisi… Insomma quegli yes men, che tanti danni hanno fatto. Anche ai nazi
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Capisco. La cosa ti indispone? Mi pare sia abbastanza generalizzata in questi contesti…
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No no, affatto anzi mi fa tirare un enorme sospiro di sollievo! E sono ancora inca… arrabbiato che tanti gerarchi siano riusciti a svignarsela
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Che farsa di operazione…. Quando hai citato il mitico Guarracino m’è venuto un groppo in gola… quanti ricordi…
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Scherzi???? Sei anche tu un seguace del grande Guarracino? Che ricordi davvero… se lo nomino ai miei compagni di liceo ci facciamo due risate, siamo stati allevati a pane e Guarracino ;)
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Eccome!
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:)
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