Apro gli occhi alle 6 e mezzo, cerco di rigirarmi ma non c’é niente da fare: questa cittá mi agita. Sono due giorni che non dormo o sto in dormiveglia. Inizio a pensare che ci sia una dama bianca nel palazzo della pensione, ma di lei parleremo poi, prima devo prima verificare delle corrispondenze al Castello di Praga. Dama o non dama ho il volto segnato, iniziano a vedersi le borse sotto gli occhi, ma poco importa, sono eccitata, viva.
Mi rassegno a stare sveglia, e d’altronde ho anche da fare: devo finire il diario di ieri e soprattutto caricarlo su Internet con la pessima connessione a mia disposizione e con l’applicazione wordpress per android che è macchinosa e non semplifica le cose. Colgo l’occasione, visto che ci sono, per una critica nei confronti di tale applicazione che sembra alimentata a manovella e nei cui riguardi inizio a nutrire un profondo odio. Le operazioni che da pc faresti in 10 minuti ne richiedono almeno 30, sempre che si sia baciati dalla fortuna. Inserire le foto una alla volta sperando di non incorrere nel detestabile “Errore nell’inserimento del media” é frustrante e richiede diverse ore. Inizio a considerare l’ipotesi di assecondare l’impulso di lanciare dalla finestra i miei dispositivi android. Devo esser stata contagiata dai boemi visto che la storia rivela una loro passione per questa simpatica consuetudine, solo che loro amavano defenestrare esseri umani. Non sono sicura, ma credo che le punte messe nei davanzali delle finestre della mia pensione siano lì per evitare tale diffusa inclinazione.
Ad ogni modo ormai sono sveglia, mi connetto col mondo. La brutta notizia é che il cielo é ancora nero, si sentono strani cupi rumori. Però ce n’è anche una bella: é ufficiale, non sono malata.
Qualcosa comunque mi dice che non é il caso di sfidare la sorte. Inoltre i piedi sono doloranti. L’idea di portarmi solo scarpe nuove ed aperte non é stata geniale, ho infranto una delle prime regole del manuale delle giovani viaggiatrici. Mi sento una pivella (anche se l’epiteto non mi dispiace), ma ormai é fatta. Doveva arrivare proprio adesso l’autunno a Praga? Proprio adesso che ci son venuta io? Le notizie delle settimane scorse parlavano di temperature asfissianti e un caldo paragonabile a quello della mia cara terra, quella in cui le bufere le vedi solo d’inverno e mai così incazzate. Come potevo immaginare una fregatura simile? Penso alle eventuali soluzioni che sono solo due: rinchiudermi in hotel o fare shopping. La prima é evidentemente senza senso, che ci son venuta a fare a Praga? E poi siamo solo al terzo giorno. La seconda mi fa irrigidire come un istrice imbestialito ma non ho scelta, lo devo fare. L’operazione mi ruba un’oretta e centoventi euro circa, ma va a buon fine. Mi compro un paio di jeans, un giubbino scaccia acqua bourdeax e delle ballerine rosse.
Lo so, vi fa ridere. Io non rido, anzi odio la vostra ilaritá gratuita, quella che vi spinge a calpestare i miei sentimenti e a considerarmi una povera donna (fuori patria fra l’altro) da schernire impunemente. A mia discolpa posso assicurarvi che io odio le ballerine, le ho sempre trovate insulse, ridicole, responsabili della piú becera squalificazione dei piedi femminili, almeno dei miei. Comunque qui non esiste donna che non ne abbia un paio e sembrano quasi essere caratterizzanti della moda femminile ceca, per cui finisce che divento pure trendy. La scelta del colore non é voluta, erano le uniche che sembravano starmi bene nell’Outlet in cui mi hanno indirizzato. Peccato che non siano costate due lire, ma preferisco non pensarci. Prometto di buttarle dalla finestra appena arrivata in patria, o anche prima visto che hanno il tacchetto rumoroso, mi stanno grandi (ho dovuto mettere un supporto di cui non rivelerò la natura) e poi non sono nel mio stile, che fa schifo lo so, ma comunque non le contempla.
Torno in albergo ed indosso dunque quelli che saranno gli unici pezzi di abbigliamento di queste vacanze. Le scarpette rosse, con una magia inaspettata, mi trasformano in Dorothy. Sì, proprio lei, quella che uccise la strega dell’Est schiacciandola con la sua casa e ne indossò le magiche scarpette rosse. Devo solo raggiungere il Mago do Oz seguendo il percorso giusto, quello dei mattoni gialli. Vabbò adattiamo la storia, oggi la meta é il Ponte Carlo e Malá Strana ed il percorso il ciottolato tipico praghese.
Prima peró devo passare ad immortalare il pianoforte incatenato. Ieri notte, infatti, un tizio mi ha sfidato su Instagram a mettere la mia versione della foto. E si sa che io accetto sempre (o quasi) le sfide. Vi trovo un signore sulla sessantina che suona divinamente. Il vecchio pianoforte e la sedia sono incatenati alla grata di una finestra vicina sotto un portico, c’é anche un foglio con quella che credo sia la spiegazione ma é scritta in ceco, non ci capisco un’acca. Il ragazzo su Instagram mi spiega che il piano é messo lì a disposizione di chi lo vuole usare. Mi fermo a sentire il musicista, é davvero bravo, proprio come un ragazzo ieri pomeriggio, ma c’era la bufera, stavo pensando ad altro. Entrambi non chiedono soldi, lo fanno per passione, per puro amore di quello strumento e della musica. Lo si vede da come il signore accarezza i tasti e accompagna il suono con movimenti del capo.
Proseguo il cammino sul ponte Carlo, finalmente lo vedo ed é proprio come lo avevo immaginato: pieno zeppo di gente e di artisti di strada.
Mentre passeggio con le mie magiche scarpette, vengo incuriosita da un giapponese che ha un sussulto. Munito di quello che mi sembra un teleobiettivo, fa cenno agli amici come se avesse visto qualcosa di stupefacente ed incredibile. Poi però mi viene da ridere perchè il suo soggetto é il cane di in ragazzo che chiede l’elemosina. Il grosso animale (semplicemente) dorme. E io che pensavo parlasse, almeno quello mi sarei aspettata dalla sua reazione. Nel ponte noto con estremo divertimento anche altri giapponesi dallo stesso curioso comportamento nei riguardi di ogni artista di strada che incontrano. Alcuni si son portati il treppiede, altri riprendono tipo regista facendo carrellate con macchine che neanche Tarantino in Kill Bill… Tutto in presa diretta poi. Esagerati! Ma perché? Ma cosa ci vogliono fare? mi chiedo divertita. Rido (molto) e li immortalo (ovviamente).
Mi affaccio sul lato sinistro del ponte e vengo attratta da alcuni (familiari) natanti gialli fosforescenti. Ma li abbiamo anche noi in Sardegna! Sono pedalò, quanto li adoravo da piccolina, mio padre ha ancora un incubo ricorrente in cui lo angoscio per affittarlo: “Dai, e dai, dai babbo, non lo prendiamo mai, e dai, dai, dai…” e così via all’infinito. Ma cosa ci fanno lì? Non mi vorranno dire che vanno in pedalò sulla Moldava? Beh, ora che ci penso è una buona idea, piacerebbe anche a me una pedalatina fra le correnti e le piccole dighe disseminate quà e là, una cascatina ogni tanto e via di gran lena. Se non altro potrei aspirare a pieni polmoni l’affascinante olezzo stomachevole che il fiume (generosamente) emana. Accidenti sono sola, sono costretta a rimandare alla mia prossima visita a Praga.
Proseguo sul ponte con tutta la calma che le scarpette mi impongono. A dire il vero sono anche parecchio stanca, la mancanza di sonno si sente. Però abbastanza rilassata, mi ritrovo a fischiettare, devono essere le scarpe, è l’anima di Dorothy che si sta impossessando di me. Chiamate un esorcista. Scherzo, mi piace dopotutto. Mi rende serena ed ilare nonostante lo stato comatoso e l’abbigliamento da “signora”. Ma non mi importa tanto, devo essere sincera. L’importante è aver risolto il problema gelo intenso prima di tutto.
Proseguo sul ponte in cerca della famosa statua di San Nepomuceno, nel famoso punto dove fu buttato sulla Moldava e la cui storia ho avuto modo di raccontarvi ieri. Non posso andarmene senza averla vista. Le statue sono molte, c’è anche un grosso crocefisso sotto il quale molti si fanno le foto. Poi quasi alla fine del ponte vedo molte persone toccare una raffigurazione alla base della statua e mi avvicino. Sì, è indubbiamente quello che cerco. Scolpito sul bronzo vedo l’episodio capitato al santo proprio in quel punto del ponte. Inizio a pensare che i cechi abbiano il brutto (e sadico) vizio di “buttare” le persone. Fra defenestrazioni e lanci sul fiume…
Fra vedere e non vedere torno sulla terra ferma. Attraverso una grande porta di origini medioevali. Entro così nel quartiere di Malá Strana, quello che anticipa il Castello. Esso si trova infatti fra la Moldava e il quartiere di Hradčany che ospita, appunto, il Castello. Non ve ne ho parlato prima ma lo vedo tutti i giorni da lontano. Mi ci sto avvicinando pian piano e prima o poi salirò alla sua conquista, sto solo studiando il modo per farlo in modo vittorioso e senza subire delle perdite.
Salgo per la via principale gremita da turisti, poi, seguendo le istruzioni sulla cartina, inforco una via laterale in cerca della piazza di Malta e di quella del Gran Prevosto. La prima è deludente, nel senso che il suo interesse è dato dalla presenza di ricche dimore in stile barocco e rococò. Unica curiosità la sua forma a C ed il fatto che ci sia stato ambientato il film Amadeus di Miloš Forman, famoso regista di origini ceche. Da menzionare anche la chiesa Panna Maria Pod Retezem.
La forma a C di questa piazza, però, mi fa perdere l’orientamento e finisco per perdermi e fare il giro dell’asino più volte per il quartiere, fino a che, finalmente, riesco a trovare la strada per la piazza del Gran Prevosto dove si trova il famoso muro dedicato a John Lennon, il muro simbolo della dissidenza pieno di graffiti che parlano di pace, amore ed affermano il diritto alla libertà e l’inutilità della guerra. Mi fermo ad ammirarlo.
Ci sono due ragazzi, due artisti di strada, che cantano Let it be. Lo fanno con un trasporto che mi fa emozionare, penso alla storia dei cechi, alle numerose privazioni della loro libertà, al nazismo prima, poi il comunismo. È una storia che accomuna tanti popoli, quasi tutti hanno avuto delle esperienze di questo tipo. L’importante è reagire, ma soprattutto non dimenticare. E questo muro aiuta a non farlo. Aiuta i cechi, ma è un monito per chiunque ci passi davanti, qualsiasi sia la sua nazionalità.
Faccio un (breve) video (vd. a fine articolo) del loro canto e proseguo.
Mi ritrovo nella strada iniziale che mi porterà in piazza di Malà Strana, ma prima mi fermo a comprare una strana leccornia il cui odore mi sta tormentando da ore. Sapete quel profumo di croissant la mattina che ti attira come l’ape sul miele? Stessa cosa… Non ho pranzato ed è pomeriggio inoltrato. Inoltre la signora che lo vende è vestita in abiti medioevali e arrostisce allo spiedo una sorta di pasta che alla fine rimane dorata. Faccio qualche foto ma è più forte di me. La compro.
Mi fermo ad un caffé e prendo un cappuccino, poi tiro fuori la prelibatezza e l’assaggio. Devo dire la verità, per i miei gusti non è eccezionale. Non fraintendetemi, è buona ma, per colpa dell’olfatto, il mio cervello si era fatto film incredibili ed il gusto c’è rimasto un po’ male.
Pago 90 corone il cappuccino e 80 l’espresso successivo. All’inizio non ci penso, poi mi rendo conto di averli pagati più di 3 euro. Cosa sono d’oro? Vabbé che questa è la “città dell’Oro”, ma mi sembra comunque esagerato. Ad ogni modo mi serviva un wi-fi e ne approfitto per riposarmi ed aggiornare il diario. Inoltre le due ragazze che lo gestiscono mettono bella musica quindi le perdono.
Me ne vado via dopo un bel po’ e risalgo ancora per la via Mosteckà. Mi imbatto in un Thai Massage. Stavolta in vetrina ci sono tre clienti che si fanno mangiucchiare la pelle morta degli arti inferiori dai pescetti carnivori. Mi fa impressione ed un po’ schifo, lo ammetto.
Le scarpette mi portano finalmente in piazza di Malá Strana dove torreggia imponente la chiesa di San Nicola e, più in alto, l’incantevole palazzo Liechtenstein in stile neoclassico. A due passi si trova anche il palazzo del famoso generale Wallenstein. Egli diventò così ricco e potente da far paura all’imperatore Ferdinando che lo fece assassinare assieme ai suoi fedeli, che furono defenestrati. Non mi è chiaro se lo sia stato anche lui. Il palazzo è oggi sede del Senato e la loggia, detta Sala Terrena, costruita nel giardino interno, è opera di Giovanni Pieroni.
Torno indietro in piazza Mala Strana ed incontro due colleghi di scarpette rosse: la prima è una signora polentona sui 65 anni dallo stile sgraziato, il secondo è un ragazzo dai jeans attillati e dalla camminata languida e sculettante che ha tutta l’aria di essere gay. Basta, ho capito le devo defenestrare prima di tornare a casa, oppure le butto nella Moldava mentre torno alla pensione.
Urge una birra per dimenticare. Mi siedo in piazza Mala Strana e ordino “una piva”. Il cameriere mi rimprovera: “Non vuol dire nulla una piva, o parli italiano, o parli ceco!”. Ha ragione, ma quella è l’unica parola in ceco che conosco, volevo solo farmi capire, gli spiego. Comunque il ragazzo è piuttosto simpatico e parlucchia italiano. La prima faccia amica della giornata. Aggiorno il diario trattenendomi delle ore, poi pago il conto e mi fa pagare una birra in meno. Per due birre pago 80 corone, quanto ho pagato un espresso. Credo che mi convertirò, basta caffé che qui fa anche pressoché schifo.
“Grazie”, gli dico “I’ll come back here! Bye” facendo nuovamente un miscuglio di lingue. Mi sorride e io torno indietro verso Ponte Carlo.
Intanto penso che le scarpette non devono essere magiche. Non mi hanno fatto incontrare né lo spaventapasseri né l’uomo di latta. Non faccio in tempo a pensarlo che incrocio il sorriso a tre dentini di Hilberto che torna in albergo coi genitori. Ci salutiamo, poi vado ancora avanti e sul ponte scorgo un arcobaleno, poi un altro. Due arcobaleni capite? Questa sì che è magia, mi sa che le scarpette le tengo ancora. Per ora.
Stay Pragued!
I video di oggi:
Piazza san Prevosto – muro dedicato a John Lennon – Artisti di strada cantano Let it be
Artista di strada con strano strumento. Sapete dirmi che diavolo è?
Artisti di strada in piazza Venceslao
Categories: Appunti di viaggio, Progetti foto-narrativi, Racconti, Scleri personali, Scorci urbani
Un reportage che mi fa venire voglia di visitare Praga. Un applauso anche per l’eroico utilizzo di android e complimenti per le ballerine :)
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Vedi? Cosa avevo detto? Sei fra quelli che si prenderanno gioco di me a vita!!! Ahahah ;)
Ps scusa la mia assenza sul tuo blog che vorrei sempre visitare come faccio in Italia, ma, come avrai capito, è già tanto se riesco a pubblicare ogni giorno!
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Impeccabile resoconto, peccato per le ballerine, non si possono proprio guardare.. “ops mi è sfuggito!!!, non lo dovevo dire ad alta voce! che screanzato…” eeeehmmm sono deliziose!!! Sorry.
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Ahahah no no lo puoi dire forte!!! Oggi per fortuna c’è il sole!, per cui mattinata in infradito! Stasera provo a mettermi le scarpe da (semi)signorina ed incrocio le dita!!! Speriamo che il tempo regga!!! :)
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Meno male, anche perché se dovesse perdere una delle due scarpette rosse a mezzanotte, quale principe azzurro avrebbe il coraggio di riportargliela?
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Accidenti hai ragione, potrei perdere il principe azzurro. Mi sa che stasera, già che ci sono, vado a cena al Castello ;)
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Buon divertimento, ho un debole per i castelli e per chi ci va a cena. :-)
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:)
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Perchè vedo dei riquadri neri invece degli ultimi video o foto che fossero?
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Come? Sei sicura? Io vedo le foto e i video correttamente. Hai provato ad aggiornare la pagina?
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Tutto ok oggi.
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Ok, probabilmente si trattava di un problema di connessione.
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Ora mi lincerai ma io amo le ballerine rosse :) <3
Sto prendendo nota delle tue avventure per la prossima settimana. Intanto buona Wien ;)
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Sei in procinto di passare per Praga? Ma sai che Vienna me la ricorda tanto? Soprattutto a livello di architettura. Passeggiare per le sue strade ha un non so che di familiare..
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Si, parto il 27 ;)
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Non te ne pentirai! Io sarò ancora qui ma ti seguo al mio ritorno ;)
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Grazie cara, intanto seguo io te ;)
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:)
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