
Muncadora la Ninja – Foto (C)2012 Marilena Riello
QUATTORDICESIMO CAPITOLO – NONNE NINJA E ALTRE SUPEREROINE
Il mito della vecchina sarda furba, cattiva e in qualche modo supereroe, ci piaceva tantissimo. Nel nostro circolo familiare allargato, le fantasie in questo senso si indirizzavano ovviamente su nonne, zie e vicine anziane. La caratteristica imprescindibile necessaria per rientrare in questo stereotipo, era strettamente correlata all’abbigliamento. Era abitudine, infatti, per le donne di una certa età, indossare lunghe e ampie gonne, chiamate foldette, e portare in testa un fazzoletto, il muncadore. E fin qui tutto bene, a parte il forte puzzo di medioevo. La cosa peggiorava quando restavano vedove perché l’unico colore usato sulle vesti era rigorosamente il nero, come nere erano le folte sopracciglia e i baffi, che spesso lasciavano crescere fluentemente. La fantasia vedeva queste piccole e agili figure trasformarsi in forti eroine capaci di gesta inenarrabili. Tzia Domenica, la nostra feroce vicina amante dei fiori, ad esempio, sfrecciava nei cieli notturni con la foldetta per mantello; Le temibili Tzia Giuannicca e Tzia Ramunda, invece, scarrellavano con la loro R4 truccata, sgommando e terrorizzando i bambini del circondario. Tzia Antioga era a capo di un misterioso gruppo criminale alieno nato a seguito dello sbarco dei venusiani. E così via.
C’era, tuttavia, fra queste donne dai molteplici super poteri, quella che le dominava tutte, il capo supremo. Una superdonna ancora più cattiva che incuteva terrore nelle sue adepte. Si trattava indiscutibilmente di nostra nonna che, quando i nipoti dormivano, si trasformava in una ninja cattivissima che saltava sui tetti delle nostre case e correva fulminea per l’aperta campagna circostante. Era agilissima e fortissima, capace di sconfiggere qualsiasi nemico. Anche Maria Barranca, il cui nome, peraltro, lei stessa aveva coniato. Ma questo lo scoprimmo a posteriori.
Ci piaceva immaginare sempre nuovi contesti dove le nostre eroine potessero dimostrare la loro incommensurabile crudeltà. Era un po’ cinico e irrispettoso ma, forse per questo, a noi divertiva molto.
In realtà queste donne non erano per niente cattive, anzi sopportavano il peso gravoso di una massa di primitivi che gliene combinava di tutti i colori. Nostra nonna, poi, appassionatissima di film western e soap opera argentine, era la calma in persona. Quando era alla tv potevi combinare qualsiasi cosa senza che se ne accorgesse. Poi, però, c’era la resa dei conti a suon di “Mantenicasa!”. Ci voleva bene ma eravamo obiettivamente troppi, chiunque avrebbe sbottato. Però non ci ha mai pestati, mai uno schiaffo, uno sculaccione. Ci apostrofava con epiteti d’ogni genere e noi scappavamo lontani. Magari al laghetto.
“Eh andate al laghetto così arriva Maria Barranca!”
Dietrofront di corsa a nasconderci dietro la sua invincibile foldetta ninja e a mangiare la sua magnifica torta panettone, di cui ricordo ancora profumo, sapore e consistenza.
Continua…
Foto tratta da “Muncadora la Ninja“, episodio di “Alla ricerca dell’epicentro nuragico“, lavoro di fotonarrazione realizzato in collaborazione con Marilena Riello. L’idea della ninja con muncadore e foldetta arrivò grazie a questa immagine d’infanzia.
Photo Credits: Foto (C)2012 Marilena Riello – Blog | Flickr
INDICE:
- 1. L’atterraggio dei Venusiani
- 2. Contrasti socio-antropologici – Il Paese
- 3. Contrasti socio-antropologici – La Campagna
- 4. Prime crisi mistiche
- 5. Giochi illeciti
- 6. Scoperte proibite
- 7. Rivelazioni esistenziali: la morte
- 8. La rivincita della Natura
- 9. Prove di sopravvivenza
- 10. Il diverso
- 11. Gerarchie
- 12. Cuori infranti
- 13. Miti e leggende: Maria Barranca
- 14. Nonne ninja e altre supereroine (tu sei qui)
- 15. Il dialetto perduto
[Raccolgo e rielaboro storie di vita e/o episodi tortuosi/virtuosi. Qualsiasi cosa ecciti la mia vena narrativa.]
Categories: PsaicoDrammi, Psicologia da cazzeggio, Racconti, Schizzi saltuari, Scleri personali
Ho amato quella serie :)
!!!
LikeLiked by 1 person
<3
LikeLiked by 1 person