“L’uomo energico, l’uomo di successo, è colui che riesce, a forza di lavoro, a trasformare in realtà le sue fantasie di desiderio.”
Sigmund Freud
Vienna, 27 agosto 2015
Insonnia. Ve ne ho parlato no? Ebbene, stanotte quando mi giravo e rigiravo e imprecavo in aramaico, finalmente ho capito. Ora lo so, è il silenzio, ecco cosa mi manca. Oltre al traffico costante e ai martelli pneumatici di giorno, questa città possiede un rumore di fondo che stride con la mia anima, soprattutto col mio sonno. Io, che in silenzio ci sto anche di giorno, che lo considero la mia musica…
In questa vacanza ho dormito così poco che mi sento uno zombie e adesso so di chi è la colpa e cosa devo cercare. E dove. Al Belvedere, non v’è dubbio.

Rossa come la passione che mi lega all’arte in generale e a Gustav Klimt in particolare. Passione che si alimenta con zampilli di emozioni che Vienna sta facendo straripare.
Perché possiate capire questa mia scelta, vi devo però spiegare due cosette sul luogo e sui tesori che vi son custoditi. Inizio raccontandovi la storia di un principe francese bruttino e sgraziato di nome Eugenio di Savoia (1663-1736). Egli voleva fare il soldato ma per i genitori, visto il suo aspetto, avrebbe potuto seguire solo una carriera ecclesiastica. Ma Eugenio, nonostante fosse stato rifiutato dall’esercito francese, non si diede per vinto e partì in Austria all’età di 19 anni.
Qui l’Imperatore Leopoldo I stava radunando un esercito per combattere gli ottomani e arruolò Eugenio che fu dunque coinvolto nella sua prima esperienza militare. Durante la battaglia di Vienna del 1683 Eugenio, che sarà stato pure gracilino ma ricompensava con un grande coraggio, fu premiato per il suo eroismo diventando capo del suo reggimento. In breve tempo egli scalò le alte vette della carriera militare diventando generale a soli 23 anni. Alla faccia dei genitori e dell’esercito francese!
Un anno dopo la battaglia di Vienna, il nostro valoroso principe guidò un contrattacco in territorio ottomano riscattando l’Ungheria e conquistando la città di Belgrado. Verso il 1700 tornò a Vienna acclamato come eroe ed estremamente ricco e commissionò ai nostri due amichetti Johan Fischer von Erlach e Johann Lukas von Hildebrandt, gli architetti viennesi più fighetti del tempo, il progetto delle due residenze di città e di campagna. Stavolta dunque nessuna rivalità fra i due, uno a ciascuno…
Comunque la residenza di città, il Belvedere appunto, spettò a Hildebrandt supportato, per quanto concerneva l’immenso giardino, dall’architetto paesaggista Dominique Girard.
Il Belvedere, come credo abbiate capito dalle foto che vi ho proposto durante questa storiella, è composto da due edifici: il Belvedere Inferiore e quello Superiore. Il primo era usato come residenza privata da Eugenio, per cui risulta più piccolo e meno sfarzoso. Il Belvedere Superiore, invece, era usato per ospitare grandi feste, balli in maschere e altri eventi sociali dell’aristocrazia.
Hildebrandt fu incaricato di costruire un palazzo che rispecchiasse la fama e la ricchezza del suo padrone. Eugenio non ebbe certo di cui lamentarsi visto che dappertutto si trovano affreschi, statue e rifiniture che alludono al suo eroismo e alla sua grandezza.
Bene, adesso che sapete cosa è, o meglio fu, la mia meta di oggi, è arrivato il momento di confidarvi l’altro motivo, oltre la ricerca del silenzio ovviamente, che mi ci ha portato.
Devo ammettere che l’architettura barocca del luogo è estremamente affascinante e così il suo giardino costellato di statue marmoree e impreziosito da una meravigliosa fontana centrale.
Ma ad attrarmi come un’ape sul miele nei suoi sontuosi interni è stata soprattutto la sua collezione visto che, come avrete intuito, l’edificio è stato trasformato in un grande museo. Niente di strano direte, ne abbiamo visti tanti in questi giorni. E invece no, perché, oltre a una grande varietà stilistica di opere d’epoca barocca, vi si trova tutta una serie di dipinti da capogiro del XX secolo con grandi nomi quali Klimt, Schiele, Kokoschka e Gerstl. Non vi basta ancora? Ebbene, la collezione comprende anche opere di artisti stranieri, quali, per far qualche nome a caso, Van Hogh, Munch, Rodin, Manet, Monet, Renoir, Segantini. Bastano per convincervi?
Inoltre, e soprattutto (per quanto mi riguarda), vi si trova la più grande collezione esistente di opere di Gustav Klimt, opere di cui vi ho parlato in questi mesi nello studio propedeutico al viaggio. Si trovano, tra l’altro, dipinti di tutti i periodi che vi ho nominato, dal pre-secessione al maturo passando ovviamente per quello aureo col fiore all’occhiello rappresentato dal Bacio klimtiano. Fra le opere dunque “The Kiss” (1907-1908), la prima Giuditta “Judith I” (1901), “Portrait of a woman” (1894), “Fritza Riedler” (1906), “The Bride” (1917-1918), “Adam and Eve” (1917-1918). Quest’ultimo, rimasto incompiuto a causa della morte dell’artista, rivela una curiosità della pittura di Klimt di cui non vi ho ancora parlato: egli dipingeva prima i corpi nudi e poi “li vestiva”.
Inoltre ci sono anche i paesaggi con il famoso “Sunflowers” (1907). Insomma un tesoro immane.
Per non parlare di Schiele. È vero che non ci sono tante opere come al Leopold Museum, ma quelle presenti sono estremamente intense, come “The embrace” (1917), “The Family” (1918) e
“Mother with 3 children III” (1915-1917).
Vorrei ripercorrere con voi tutto ciò che ho visto e che sono riuscita a fissare. Il tour virtuale sarà corredato da appunti o aspetti che mi hanno colpito per cui non sarà interamente discorsivo. Le foto non sono tante ma spero di riuscire a darvi un’idea di ciò che ho visto.
Le mostre sono due, una nel Belvedere Inferiore dal titolo “Klimt and the Ringstrasse” in cui si trovano i lavori klimtiani di passaggio verso la Secessione e “Portrait of a woman” (1894) che dà un esempio della sua inestimabile abilità nella figurazione realista.
Oltre a quelle di Klimt, sono presenti le opere di artisti, quali Hans Makart, che ebbero una grande influenza sull’arte klimtiana. Il periodo di riferimento è il Biedermeier, di cui vi ho già parlato durante la visita al Leopold Museum. Quando la Ringstrasse fu pronta, agli artisti più in vista furono commissionate opere che arricchissero gli interni dei suoi eleganti edifici. Questo è infatti il tema su cui si basa l’intera mostra.
Oltre ad alcune opere rappresentative della grandezza di Hans Makart, sono esposte quelle di altri artisti dell’epoca quali Theophil Hansen, Edward Lebiedzki, Carl Kundmann, Edward Bitterlich, Eduard Veith, Eugene von Blasas, Fredrich von Amerling, Carl Rahl, Franz von Matsc e Heinrich von Angeli.
Inoltre non mancano ori e altri preziosi oggetti della famiglia Bloch-Bauer di cui vi ho già parlato in occasione dello studio su Klimt. Marito e moglie Bloch-Bauer (soprattutto la moglie che si vocifera fosse anche amante dell’artista) furono infatti importanti mecenati di Gustav.
Ecco alcune foto.
Dopo aver visto questa mostra, mi incammino verso il Belvedere superiore dove è esposto il resto della collezione. La calma e il silenzio del giardino mi inebriano. Si odono solo i flutti della cascata provenienti dalla fontana. Sembra d’essere in un altro mondo, non a Vienna, non in una città.
Le foto vi possono dare un’idea della bellezza armonica del disegno ma ho voluto fare di più registrando un piccolo video mentre avanzo verso la fontana centrale. L’unica cosa che non potete sentire è il profumo intenso dei fiori che, vi assicuro, è un ulteriore elemento estasiante. Ecco il video (peccato per il rumore dei miei passi).
Ad accogliere i visitatori al Belvedere Superiore è un’opera d’arte contemporanea, l'”Hulk (Friends)” (2004-2012), gigante Marvel firmato Jeff Koons. I bambini entrano in un brodo di giuggiole e pure i genitori che probabilmente non colgono l’estrema perfezione dell’opera che è realizzata in acciaio inox ma pare un semplice gonfiabile. Purtroppo vigeva il divieto di far fotografie, allego una foto dal sito del Belvedere dove trovate anche le info sull’opera.
Alzando lo sguardo balza agli occhi “The last human” di Anton Hanak ( 1917-1924).
Il mio percorso non è stato sequenziale, nel senso che ho preferito fare prima tutta la parte barocca e passare poi ai miei beniamini. Ho visto dunque inizialmente le mostre dedicate al Realismo, Impressionismo, Neoclassicismo e Biedermeier. Ecco una gallery.
(Continua dopo le foto)
Poi finalmente arrivo alla sala delle meraviglie e sul nero delle pareti brilla “The Kiss” di Klimt, il Bacio più famoso al mondo. Gli ori luccicano accecandomi di piacere. Mi avvicino il più possibile, osservo la tecnica, guardo la donna e cerco di sciogliere il dubbio mai risolto: la donna è abbandonata al bacio o si ritrae? è abbandonata o si ritrae? è abbandonata o si ritrae? Dimmelo tu Freud! E, se si ritrae, perché?
(il flusso joyciano stavolta me lo tengo per me, ne sono estremamente gelosa!)
Riesco a fare uno scatto anche all’ammaliante Giuditta, meglio nota come Salomè che lasciva tiene in mano il capo decapitato del generale assiro Oloferne. Che sguardo incredibile.
Nelle sale adiacenti si trovano invece le opere di Schiele, Kokoschka e Gerstl.
Mi fermo nella stanza dedicata a “The study of heads” di Franz Xaver Messerschmidt.
Nella stanza principale del primo piano si trova invece un’altra opera d’arte contemporanea, un grande blob di Ernesto Neto intitolato “O tempo lento do corpo que é pele“.
Comunque non tutti si divertono…
Dopo ore e ore di estasi, me ne vado e ripasso per la fontana dell’andata. Che mi saluta con un arcobaleno…
Non c’è bisogno che spieghi il riferimento della frase di oggi vero? Se siete scaltri come credo, avrete già capito che Sigmund stavolta ha voluto proporvi l’esempio di un uomo come Eugenio di Savoia per spronarvi a seguire i vostri desideri anche contro tutto e tutti. Io voglio aggiungere che il principino merita davvero questa menzione non solo per aver fatto costruire l’incantevole reggia dove ho ritrovato il silenzio, ma anche perché fu un grande mecenate delle arti e sovvenzionò artisti, scrittori e filosofi. Inoltre egli mise su una delle biblioteche private più grandi d’Europa. Insomma se lo merita non credete?
Per quanto riguarda noi, non ci sarà il consueto Stay Vienned! a conclusione di questo articolo. Domani si parte, la vacanza è finita, the end, “finiu su giogu” (scusate ma il sardo esemplifica in modo impareggiabile) e via dicendo. Non sarò mielosa né farò grandi sceneggiate. Ci siamo divertiti (almeno io), abbiamo conosciuto una nuova cultura peraltro molto ricca di sfaccettature interessanti. Dopo 10 giorni è quasi necessario tornare. Anche perché ho bisogno di dormire. Zombie è bello ma poi, a furia di deambulare, uno perde la voglia e se ne vuole tornare beatamente a riposare nel regno dei morti.
Detto questo vi ringrazio per avermi accompagnato in questo ennesimo viaggio e mi teletrasporto nella vita di ogni giorno con nuove avventure da vivere insieme. Di cosa parlo? Ma del mondo dell’arte ovviamente.
Che meraviglia. Da restare senza parole..poi Klimt e Schiele insieme sono da sindrome di Sthendal!! Brava (bel viaggio) begli appunti!
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Hai detto bene… Senza parole!
Grazie 😉
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Che dire, grazie alla tua cronaca ho vissuto con tè questi giorni, Vienna mi è piaciuta molto ed è stato tutto estremamente interessante, un abbraccio Vanni 😉
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Che dire, grazieeee 🙂
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pregoooo
😉 a presto!
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Prinz Eugen der edle Ritter, immortalato per sempre in una ballata popolare. 😃
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No vabbé ma grazie, non conoscevo la storia della canzone, adesso me la ascolto 😉
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Letto tutto d’un fiato! Molto appassionante! Sembrava di stare lì con te 🙂
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Questo è stato il giorno più emozionante di tutti i 10 a Vienna. Ti giuro che quel posto è stregato, ha qualcosa di magico. E poi bastano Klimt e tutte le altre opere meravigliose che custodisce a far paradiso!
Grazie 🙂
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