Cosa troverete: un cancello che (s)batte le ali; una pala che smista sangue; una bambola del sesso bronzea; una tizia trattenuta per le braghe mentre sta per buttarsi dall’Empire State Building; una casetta usata da reggi-ponte; un coniglio horror; un cammino di pietre aeree; una geometria antropomorfa; la Casa Sperimentale di Fregene in mostra a Stoccarda; gallerie storiche, di curiosità, luoghi abbandonati, foto del giorno & more…
Quali sono gli articoli di questo blog che vi son piaciuti di più quest’anno? Se volete ditemi la vostra, intanto ecco la classifica dei primi 20 più letti e cliccati. Come potrete notare ovviamente, essendo questo anno della Biennale d’Arte di Venezia, sono presenti in pole position diversi articoli che la riguardano. Non vi anticipo altro, buona (ri)lettura!
1. Venezia – Shilpa Gupta @ Biennale Arte 2019
Un cancello che (s)batte le ali. Questa è la sensazione ricavata da “Untitled” (2019), una delle due opere portate alla Biennale Arte 2019 dall’artista indiana classe 1976 Shilpa Gupta. In effetti di un cancello si tratta, un cancello di quelli tipicamente installati davanti a vialetti di case private per rendere i suoi interni sicuri e isolati. Un cancello che continua a sbattere in modo deciso, alternato e ripetitivo contro uno dei muri del Padiglione Centrale ai Giardini…
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2. Venezia – Le bestie feroci di Sun Yuan e Peng Yu @ Biennale Arte 2019
Un braccio meccanico chiuso in una grande teca in plexiglass si muove cercando di contenere un liquido vischioso molto simile al sangue. Mentre lo fa, esegue delle azioni che non gli son affatto consone, come danzare, grattarsi, stringere la mano con inchino, persino sculettare. Il modo del tutto sgraziato con cui si muove fa schizzare il “sangue” sulle pareti della teca.
Non si può che rimanere immobili e osservare i gesti vezzosi della macchina mentre si viene pervasi da un profondo senso di inquietudine: un automa umanizzato che spala sangue ancheggiando non può che costituire una minaccia…
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3. Venezia – La disabilità rielaborata di Mari Katayama @ Biennale Arte 2019
Prima ancora di conoscere la sua storia e, di conseguenza, la profondità del suo lavoro, il mio sguardo si è fermato più volte dinanzi alle fotografie dell’artista giapponese Mari Katayama esposte alla Biennale. Che poi c’è da dire che Mari “artista” lo è diventata non perché lo sentisse come vocazione, ma come conseguenza delle sue sperimentazioni sul suo corpo “diverso”.
Ma partiamo dal principio. Mari nasce con una malattia genetica alle tibie e a una mano che, invece di possedere le cinque dita “normalizzate”, risulta divisa in due. Alla giovane età di 9 anni decide di farsi amputare le gambe e impiega un anno a imparare a camminare con le protesi.
Tuttavia questo non le basta. Negli anni successivi ha lavorato sul suo corpo trasformandolo in una vera e propria scultura vivente sul quale costruire delle protesi decisamente più creative…
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4. Stranezze e abbandoni [10]
Cosa troverete: una casa abbandonata in riva al mare; la funivia degli orrori in Russia; il tunnel (verde) dell’amore in Ucraina; un castello scozzese che si specchia nei suoi ricordi; una sveglia che segna il passare del tempo; una miniera abbandonata; una macchina da scrivere che ha perso l’inchiostro; un bellissimo lampadario che illumina una casa padronale abbandonata al suo destino; un vecchio cimitero & more…
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5. Identità di genere ed etnia per Martine Gutierrez @ Biennale Arte 2019
Martine Gutierrez è un’artista transgender che nasce a Berkeley, in California, nel 1989, da genitori di origine guatemalteca. Cresce nel Vermont per poi trasferirsi definitivamente a New York dove attualmente vive e lavora.
Le sue origini e la sua transessualità la spingono a incentrare il suo lavoro sul genere e sulla cultura indigena. In particolare l’artista critica l’iconografia bianca, occidentale, a suo parere ancora troppo prevalente.
A Venezia Martine porta alcuni degli scatti di Indigenous Woman, citando i numeri di pagina della pubblicazione originaria e attribuendo quindi loro una sequenza e una serialità…
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6. Venezia – Le opere spiazzanti di Alexandra Bircken @ Biennale Arte 2019
L’opera che più si nota nella sala dedicata d Alexandra Bircken nei Giardini è sicuramente “Eva” (2013), una versione bronzea, e pertanto ironica, di una bambola gonfiabile usata a fini sessuali. Essendo in bronzo, infatti, questo oggetto del sesso è impenetrabile, e pertanto inutile. Sulla stessa linea visiva, esattamente dove si trova il foro della bambolina sexy, troviamo un grande tessitura che rappresenta le mani di Angela Merkel nella loro caratteristica posizione di riposo (Merkelraute), posizione che ricorda il gesto iconico che simboleggia l’apparato sessuale femminile. Appunto…
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7. “Gross Domestic Product” by Banksy @ London, UK
Gross Domestic Product: Banksy Opens a Dystopian Homewares Store
Tony the Frosted Flakes tiger sacrificed as a living room rug, wooden dolls handing their babies off to smugglers in freight truck trailers, and welcome mats stitched from life jackets: rather than offering an aspirational lifestyle, one South London storefront window depicts a capitalist dystopia. Created by Banksy and appearing overnight, Gross Domestic Product is the latest installation to critique global society’s major issues of forced human migration, animal exploitation, and the surveillance state…
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8. FotoStoria in bianco e nero [222]
Cosa troverete: una tizia trattenuta per le braghe mentre sta per buttarsi dall’Empire State Building; una bimba che porta il gattino al guinzaglio; un treno appeso su un muro di cinta; le Rockette a gambe all’aria; Audrey Hepburn nei panni di Sabrina Fairchild; il visino triste di Marilyn Monroe; degli studenti alle prese coi primi computer; due tizie in shorts vertiginosi negli anni ’80 a New York; il social network degli anni ’50; lo sguardo torvo di Sono Osato & more…
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9. Venezia – I ragni di Tomás Saraceno alla Biennale Arte 2019
Ogni essere sulla terra ha un motivo d’essere ed è importante riscoprire, a fini ecologici, di comunicazione fra le specie, ma anche di comprensione metafisica del mondo, i legami fra micro e macro mondi.
In che modo i ragni, esseri muti e sordi che riescono ad elaborare architetture complesse come quelle delle ragnatele, possono comunicare con noi? Il loro unico modo di farlo è quando qualcuno o qualcosa viene a contatto con queste complesse costruzioni facendole vibrare.
Tomás Saraceno, attraverso le vibrazioni causate dalla musica, cerca di trovare questa connessione. Servendosi di un vibromero, ha registrato le voci dei ragni nella loro interazione con le onde sonore della musica. La sua opera ai Giardini della Biennale è una grande ragnatela realizzata da centinaia di ragni sociali e semi sociali…
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10. Fotografia – I piccoli mondi assurdi di Frank Kunert
La prima volta che ho messo gli occhi su un’opera di Frank Kunert ero talmente sbalordita che esistesse una cosa del genere che ho aspettato un po’ prima di pubblicarla. Non trovavo riferimenti e non potevo spiegarmi come fosse possibile che qualcuno avesse costruito una casetta come asse portante di un ponte. Poi, per fortuna, qualcuno è venuto in mio aiuto e ho così scoperto che si trattava di piccoli modelli architettonici costruiti e poi fotografati dall’artista…
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11. Erotica – Architettura e nudo nella fotografia di Peter Zelei
Tutto si può dire del fotografo ungherese Peter Zelei ma non che non sia una persona versatile. Farmacista di professione, ha intrapreso lavori differenti come chitarrista in un gruppo punk, operaio nei cantieri, commesso in negozi, receptionist in albergo, infermiere in ambulanza. Tutto ciò prima di assecondare la sua grande passione per la fotografia.
Nella serie che vi propongo, il fotografo ha ambientato la presenza femminile in un cantiere abbandonato di un sobborgo di Budapest. L’edificio era una struttura di cemento incompiuta destinata a un quartiere di lusso…
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12. Da Ciudad Juarez a Venezia – Il muro della violenza di Teresa Margolles @ Biennale Arte 2019
Certo tutto ti aspetteresti ma non di trovare un muro vero, demolito nel suo luogo di origine e ricostruito in una grande sala dei Giardini della Biennale. Eppure, dopo aver conosciuto le ragioni che hanno spinto l’artista messicana Teresa Margolles a portarlo a Venezia (e non solo), non puoi non capirne il senso e apprezzare il suo gesto. Nonostante sia formalmente semplice e minimalista, infatti, l’opera racchiude in sé un grande valore emotivo.
In realtà il fatto che non sia un muro come tanti è facilmente intuibile sia dal filo spinato, sia dalla superficie forata dalle pallottole…
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13. Fotogallery della settimana [22]
Cosa troverete: un coniglio horror; una poltrona con la peste bubbonica; una casalinga aliena che stira un’umana; una carta igienica graffiante; una sedia peperuta; una foresta di plastica; una tizia che cuce una cartina geografica; una tizia che stende bambolotti; un manichino in crisi di personalità; un cane inciso nella neve; un’auto composta di 12.000 pezzi di acciaio inossidabile; degli uomini installati in un sottopassaggio; una chiesa scavata dentro una montagna; Marilyn con le rughe; una poltrona con utente incorporato; dei cespugli trendy; un quadrato umano; un coniglio erotico; una poltrona a metà; una siringa alla caffeina; l’Osteria del Tempo Perso & more…
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14. La Casa Sperimentale di Fregene in mostra a Stoccarda
Dovete sapere, se già non lo sapete, che negli anni ’60 e ’70 l’architetto Giuseppe Perugini (Buenos Aires 1914 – Roma 1995), sua moglie Uga de Plaisant, e in seguito il figlio Raynaldo Perugini, sperimentarono nuove tecniche di costruzione in stile brutalista nella loro casa a Fregene, vicino a Roma. Progettarono infatti una casa sull’albero fatta di cemento sperimentale e interamente modulare. In pratica un unico edificio unico formato da forme geometriche e progettato per essere costruito e ampliato a volontà.
Questa casa, andata in rovina dopo la morte degli architetti, prende il nome di “Casa Sperimentale“, o “Casa albero“, o “Casa Astronave“…
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15. Burning Man 2019

Burning Man 2019. Stone 27 by Benjamin Langholz – Fotografia di Bjarke Ingels
Cosa troverete: una città a cadenza annuale in mezzo al deserto; un cammino di pietre aeree; un nudista amante dello yoga (ambientato); una tigre che sta per azzannare un tizio dai muscoli succulenti; una domatrice di fenicotteri rosa finti; una torta di compleanno abitabile; una farfalla (molto) sexy; un carretto a pannelli solari; un grande fantoccio in fiamme; un elefante a fiato; una tizia che abbraccia un unicorno bendato; due api meccaniche che danzano; un’onda del deserto a intermittenza; un grosso dito medio metallico; dei tizi che si paracadutano su Black Rock City; il castello della follia & more…
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16. Venezia – Idan Zareski, Carole Feuerman e Laurence Jenkell @ Giardino della Marinaressa
Ricordate le nuotatrici iperrealiste dell’artista statunitense Carole A. Feuerman? Ne scoprii l’esistenza proprio durante la Biennale del 2017 al Giardino della Marinaressa.
Ebbene, quest’anno nello stesso giardino, le sue opere sono in ottima compagnia. Oltre a ballerini classici estremamente snodati, bagnanti rilassati a bordo piscina o impegnati in vertiginose verticali da tuffatori olimpici, infatti, sono presenti i “piedoni” dello scultore franco-israeliano Idan Zareski e i bonbon dell’artista francese Laurence Jenkell…
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17. Fotografia – Il surrealismo narrativo di Rob Woodcox
Sono arrivata a Rob Woodcox attraverso un’immagine trovata durante i miei peregrinamenti per il web. Si tratta di una geometria di corpi singolarmente perfetta e dai contorni surreali.
Ho deciso così di approfondire e, a mio parere, non ho fatto affatto male. Ho trovato, infatti, una bella collezione di progetti improntati sul surrealismo, e ho deciso di mostrarveli perché so che apprezzate il genere e perché ho percepito una storia…
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18. Il candeliere di acqua piovana di John Grade ad Arte Sella
Vi ricordate Arte Sella? Sì, proprio la “montagna d’arte contemporanea” di cui vi parlai qualche tempo fa. E vi ricordate l’artista John Grade di cui vi mostrai le installazioni monumentali? Ebbene, recentemente l’artista statunitense ha realizzato “Reservoir“, una nuova installazione nel meraviglioso parco di land art nella Val di Sella, in Trentino. Si tratta di un larga struttura composta da cinquemila goccioline attaccate a reti traslucide che son legate ai tronchi degli alberi…
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19. Pittura – Le donne in connessione con gli animali di Amy Judd
L’artista inglese Amy Judd crea poetici ritratti in cui la donna entra in connessione ancestrale con gli animali. Le sue pitture surreali vedono infatti corpi nudi di donne che fuoriescono da grosse conchiglie o ricoperti da piumaggi d’uccelli mitologici e pellicce di animali selvatici.
le sue opere richiamano un passato primordiale saturo di una bellezza estetica che evoca esseri dalla parvenza angelica carichi di energia spirituale, delle di sacerdotesse di un regno animale primordiale…
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20. Fotografia – Briana Gardener e la forza della sororità
Oggi parliamo di un progetto che coinvolge le donne in uno degli aspetti più fertili del loro rapporto. Si tratta di “sororità“, un neologismo di derivazione latina (soror sta per sorella) che si riferisce al sostegno, alla convivenza e alla solidarietà tra le donne di fronte ai problemi sociali che sorgono nella società.
A credere fortemente su questo concetto, tanto da arrivare ad affermare che la sua forza potrebbe cambiare il mondo, è la fotografa Briana Gardener che, nella sua serie Her Place is in Skin, raccoglie un gruppo di donne di diverse etnie, età e corporature differenti. Queste sono invitate a posare assieme senza trucco e vestiti mettendo in mostra i propri difetti fisici e andando così a infrangere gli canoni standard di bellezza…
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Categories: Arte & curiosità dal mondo, Curiosity killed the blogger
L’ha ripubblicato su l'eta' della innocenza.
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Grazie Glencoe :)
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buon periodo di riposo almeno penso ciao
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Grazie, anche a te Glencoe :)
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